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Latina. A dodici anni dalla morte di Giorgiana Masi, i radicali: «Una militanza
molto diversa da quella, violenta e teppistica, di Carlo Giuliani»
«Sentiamo che da più parti ci si prepara a riproporre il parallelo tra la morte di Carlo
Giuliani a Genova e quella di Giorgiana Masi, avvenuta a Roma il 12 maggio del '77. Vogliamo
dire 'no' a questa falsificazione della memoria e ad un'operazione truffaldina, violenta e di
sfruttamento del dolore». Lo afferma Umberto Tacconi, coordinatore provinciale dei Radicali
italiani, a 25 anni dalla morte di Giorgiana Masi.
Per Tacconi, "la pietas, oltre che la storia, imporrebbe di rispettare la verità di due
scelte diverse: c'è la verità di Carlo, che ha scelto la strada della militanza violenta,
e c'è quella di Giorgiana, che non tirava estintori e pietre, ma sorrideva e raccoglieva firme.
Sono verità entrambe da rispettare, ma profondamente diverse».
Infine i radicali rilanciano la proposta, "regolarmente affossata in questi anni", di
istituire una commissione d'inchiesta "per accertare la verità sulla morte di Giorgiana Masi,
perché quello del 12 maggio non fu un incidente, ma fu il risultato di un'operazione volta
a provocare una strage, ad estendere a tutta l'Italia il divieto anticostituzionale di
manifestazione, a criminalizzare i radicali, e, in ultima analisi, ad imporre
definitivamente agli italiani l' "alternativa" tra Brigate Rosse da un lato e
governo di unità nazionale Dc-Pci dall'altro. Ma sui fatti di quella giornata pesa, forse
più di ogni altra cosa, la scientifica opera di insabbiamento messa in atto dalla magistratura
romana».
Nella foto il "pacifismo" No Global di Carlo Giuliani.
Mauro Cascio
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