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Latina. Elezioni. A sorpresa Antonio Pennacchi scarica Moscardelli e i DS: «Mi hanno proprio stufato. Quest'anno io voto Rifondazione Comunista»
Una lettera aperta a Ruggero Mantovani, candidato sindaco di Rifondazione Comunista
da parte Antonio Pennacchi, il più grande scrittore del territorio, indiscutibilmente il più
grosso riferimento per la cultura locale (a sinistra, destra e centro).
«Caro Mantovani,
Mai avrei pensato di poter arrivare a votare un candidato di Rifondazione Comunista. A me già
mi stava antipatico Bertinotti proprio sul piano personale, in più siete trotkisti mentre
io stalinista, ma soprattutto non condivido e non ho mai condiviso nessunissima delle vostre
analisi e proposte, dai no-global al Piano regolatore. Ma a tutto c’è un limite. Per qualcuno
debbo pure votare e non mi si può chiedere di votare Democrazia cristiana, poiché questo è
esattamente il problema all’ordine del giorno della città. Voto quindi Rifondazione comunista
perché mi ci costringe la cricca democristiana che si è impossessata pure dei Ds di Latina.
Dove vuoi che vada a sbattere? Questi hanno deciso per conto loro - in quattro o cinque - chi
candidare a sindaco, e hanno detto agli altri: "Questa è la proposta unitaria: prendere o
lasciare". Hanno pure deciso il programma senza discuterlo con nessuno. Dice: "Ma lo hanno
discusso coi partiti". I partiti? E chi sono? Quattro conventicole. E debbono decidere per
me? È stato chiesto in tutti i modi ai Ds - a partire da più di un anno, a partire dalla
discussione sul Prg e dalle elezioni parlamentari - di aprire un confronto popolare con
l’elettorato, con le associazioni e con le forze intellettuali. Sono state create pure delle
occasioni - come intorno al film di Pannone, ma non solo - che sono state regolarmente
disertate e deluse. Non hanno voluto discutere con nessuno. Hanno imposto Moscardelli
manu militari. Ma, quel che è più grave, hanno imposto manu militari - senza far fiatare
nemmeno una mosca - un programma elettorale con una idea di città assolutamente reazionaria,
antipopolare ed anticomunitaria. A distanza di trent’anni questi ripropongono sic et
simpliciter il piano Piccinato, con l’ideologizzazione dell’asse "mare-monti" in tutta la
sua intera mostruosità, quell’asse che - con l’obliterazione di via dell’Agora, via Persicara
e via Lunga - tendeva proprio a cancellare i percorsi della bonifica e della colonizzazione
ricostituendo una presunta continuità e primogenitura dei Lepini: cancellare la fondazione.
Da qui nasceva anche la "scancellazione" dei Borghi come autonome realtà urbane e comunitarie,
e dello stesso centro cittadino. Questa fu la dittatura democristiana sulla città. E la stessa
riproposizione onirica del mediocre - anzi, proprio brutto - progetto Stirling per la
biblioteca nasconde, in realtà, il non tanto celato disegno di rimuovere il cosiddetto
"mito della fondazione" con la sostituzione giustappositiva di un mito "dell’età dell’oro"
incentrato su Nino Corona, le cui nostalgie, purtroppo, sono molto vive anche all’interno
dei Ds. A me non si può chiedere di votare per i nipotini di Corona, per l’asse "mare-monti"
e per la biblioteca Stirling; soprattutto dopo che lo hai deciso da solo, senza ascoltarmi e
sbattendotene la palle di quello che potevo dire io, o tanti altri insieme a me. Ma questa è la
città in cui viviamo: in cui Filippo Cosignani è più a sinistra di Enrico Forte e lo stesso
Zaccheo lo sembra di Moscardelli. Che ci posso fare? Non mi resta che votare per te, anche
se sei no-global e hai i capelli lunghi (e tagliateli).
A proposito, vedo che pure Forza Nuova s’è innamorata della Stirling. È proprio il caso di
dire che la onagrocrazia, in questa città, non conosce confini. Si è mai sentito di uno
che compra la libreria senza che abbia un libro in casa? Non c’è un libro in biblioteca,
comprate quelli piuttosto. E se proprio la volete fare, allora assolutamente non fate la
Stirling: primo, in storia dell’architettura s’è sempre saputo che non bisogna fare le
opere dei morti, portano iella. Secondo: Stirling non era così grande come vi credete;
inoltre questo è un progetto tardo, che rimastica e rimaniera le opere di gioventù:
non aveva più niente da dire. Terzo: ha forme e materiali che non c’entrano affatto
col contesto di fondazione, anzi, ci fanno proprio a cazzotti. Quarto: è un’opera fortemente
ideologizzata, in senso reazionario a antipopolare. Il suo modello formale è difatti la
"casina inglese" di villa Fogliano e quindi la riproposizione del mito
aristocratico-latifondista dei Caetani, nemici storici di ogni bonifica e colonizzazione,
comprese quelle fasciste degli anni Trenta che - seppur operate da un regime per altri
e sostanziali versi sicuramente nefasto - ebbero caratteri oggettivamente progressivi
e rivoluzionari in stretto termine marxista. Ma se proprio insistete a voler fare una
biblioteca, allora fatela progettare al geometra Di Lembo (lasciate perdere gli architetti,
specie quelli di Latina), magari ce la rifà come la Casa del contadino».
Mauro Cascio
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