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Roma. Soli, insieme. David Grossman: «Racconto la frustrazione del mio popolo e della
mia terra, spesso disprezzati o guardati con diffidenza»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS David Grossman, scrittore. Nella sua prosa
traspare spesso la solitudine. Più che di un uomo, di un popolo. «Gli israeliani
sono spesso un popolo odiato che non riesce ad avere sicurezze, nemmeno
della propria Patria e dei propri confini».
Grossman nasce a Gerusalemme nel 1954 e si laurea alla Hebrew University
nel 1979. Per molti anni è stato un famoso radiocronista, ma a causa delle
sue prese di posizione particolari sulla questione palestinese viene licenziato.
Da qual momento scrive per numerosi quotidiani in tutto il mondo e viene spesso
intervistato dai media internazionali riguardo ai problemi del suo paese.
Tra il 1983 e il 1985 scrive «Vedi alla voce: Amore», il romanzo nel quale Grossman
affronta il tema dell'Olocausto, non come sopravvissuto, ma come persona appartenente
alla generazione che ne ha sentito soltanto parlare, ed ha bisogno di farsene una
ragione. Pubblicato prima in Israele nel 1986 e poi all'estero, il libro
viene accolto dal consenso unanime della critica di tutto il mondo, e si afferma come uno dei più
sensazionali ed importanti scrittori appartenenti alla categoria di altri "scontri fantasmagorici
con la storia contemporanea" come «Il Tamburo di Latta», «Cento anni di solitudine»
e «Midnight's Children».
Nel 1998 pubblica un suo importante romanzo «Che tu sia per me il coltello», un romanzo
epistolare che racconta la storia d'amore tra un uomo solitario ed una donna intensa
e misteriosa, romanzo che diventa un enorme successo internazionale dopo essere stato,
per un anno, al primo posto della lista dei best seller in Israele.
Claudio Ruggiero
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