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Latina. Elezioni. Lettori scrivono in redazione: «Non concordiamo con l'analisi del voto fatta nell'editoriale di Domenico Cambareri». Tutti i dubbi

«Non abbiamo mai scritto ad una testata giornalistica. Ma a questa in particolare siamo molto legati. Vorremmo far conoscere le nostre opinioni riguardo all’editoriale di Domenico Cambareri apparso ieri». Così due lettori di ParvapoliS, A. L. e E. C., scrivono in redazione una lunga lettera. «L’analisi ci sembra superficiale. Probabilmente - ed è comprensibile - è stata scritta troppo a caldo, se non prima ancora di conoscere i risultati. Prima di tutto, non si comprende quali siano "le passioni che hanno motivato una così grande partecipazione... una passione che pareva tramontata, o almeno ricondotta a limiti fisiologicamente compatibili". Se ci si riferiva all’entusiasmo dei cittadini, l'affluenza alle urne è stata esattamente la stessa delle passate comunali (81%). Con l’aggravante che questa volta si votava in due giorni (50% in più di tempo) e in un periodo, almeno tradizionalmente, più propizio a consultazioni elettorali (rispetto a novembre). Tra l'altro ci sembra che la disaffezione per il voto sia diffusa soprattutto tra i giovani, e questo è abbastanza patologico. Se invece l’entusiasmo si misura dal numero di liste, con un rapido giro su Internet, si può verificare che Latina è forse la città italiana con il più basso numero di candidati (soprattutto rispetto alla popolazione). Non vogliamo neanche prendere in considerazione l’ipotesi che la grande partecipazione sia quella dei mezzi di comunicazione - fatte le dovute eccezioni, come la vostra.
Il vero sconfitto di queste elezioni è Moscardelli, "mandato lucidamente alla rovina". Sarebbe interessante conoscere il nome del "lucido" regista occulto (ma i teorema del complotto reggono bene, se lo riservano alla fantasia) che ha nascosto al malcapitato politico la strategia per vincere queste facili elezioni. Dal momento che "avrebbe potuto giocare all’attacco e con una infinità di moduli tattici", riteniamo si tratti di Zdenek Zeman. Oppure, più probabilmente, la rovina di Moscardelli è stata semplicemente quella di essere sceso in campo. E allora il complotto consisterebbe nel non aver imitato il modello russo del partito unico.
Del resto la sinistra - e se il tormentone lo usa Berlusconi, non deve abbastanza efficace - ha un modo stravagante di intendere l’opposizione: davanti alla "inconsumabile mediocrità", "all’alto grado di conflittualità interna" e "al pensiero 'inincidente' nelle grandi questioni sociali", incredibilmente "prevaleva la critica". E davanti ad uno scenario tanto fosco, la specificazione "critica per la critica" dovrebbe apparire come un complimento, piuttosto che come un dispregiativo. Purtroppo, "la bocciatura delle idee dell’Ulivo avveniva all’interno della stessa sinistra", per esempio, "basti pensare alle proposte urbanistiche avanzate da Moscardelli". Mentre le proposte urbanistiche del Polo erano portate avanti in maniera assolutamente compatta.
Tuttavia, si consoli Moscardelli. Il termine "rovina" indica una caduta da un certa situazione. Forse non è proprio adatto ad un candidato che raccoglie più o meno quanto Costanzo nel '97 (27 %) e più di Di Resta nel ’93 (20 %). Nonostante la concorrenza di ben tre "cespugli" nello schieramento. Se questa è una rovina, cosa dire di Cosmi? E non si aggiunga che dopo tanti anni di opposizione, si dovrebbe guadagnare molto consenso: se qualcuno pensa ancora che il potere logora, riascolti la famosa lezione di Andreotti.
Se proprio si deve individuare una rovina o dei sinistrati, si lanci lo slogan "rovina degli zozzoni": quasi tutti i candidati che hanno deturpato e insudiciato la città sono stati lasciati fuori dal Consiglio. Magari a ripulire alberi e palazzi storici. Lo slogan serva da ammonimento per le generazioni (di politici) future.
Se poi "la gran parte delle liste ha raccolto percentuali minime", ci domandiamo chi possa aver vinto. Se era sottinteso si parlasse solo delle liste "minori", il minimo va sempre misurato rispetto ad un valore normale di riferimento. Tra l'altro messo in conto dalle mogli di Vitali e Mancini (crediamo sia questo il senso di "messe in conto dai partner", riferito a liste che si presentano da sole). Del resto la moglie di quest’ultimo deve essere veramente "una sola carne" con il marito se si arriva ad identificarli - se della moglie si tratta - nel "pieno di preferenze personali con la lista socialista". Sempre che qualcuno non ritenga che, nell’attuale sistema elettorale, un candidato a Sindaco concorre anche ai voti di lista.
A questo fa eccezione un "nome di grido come Adriano Tilgher". Sebbene non fossero in molti a Latina, al di là dell'amicizia personale, a riuscire a pronunciare, prima ancora che a gridare, quel nome. A meno che non ci si riferisca a quello che evoca nell'immaginario collettivo. In effetti, in questo caso il confronto con Forza Nuova (la forza consiste nello 0,49% e la novità nel richiamo alla società rurale del secolo scorso) sarebbe stato vinto in partenza.
Ma il bello deve ancora venire. E viene per i vincitori. Cambareri non deve avere molta stima di Zaccheo come Sindaco. E lo manifesta senza remore. Infatti, il nuovo primo cittadino era il candidato di liste con oltre il 70% dei voti. Era un Deputato della Repubblica, con 30 (trenta!) anni di Consiglio Comunale sulle spalle. Il suo "antenato" Finestra aveva raccolto il 63% e, nel frattempo, metà dei consiglieri di opposizione avevano saltato il fosso (estrema destra compresa). A livello nazionale e regionale governa il centro-destra (non era così per Finestra). Nonostante tutto questo "egli ha conseguito davvero un successo insperato". Come dire: pure Bin Laden avrebbe avuto più speranze.
E questo perché il programma del candidato era "piccolo piccolo". Pensare che alla presentazione ufficiale della candidatura, Zaccheo lo ha letto, e pure velocemente, per un’ora di fila, tanto che stava soffocando e ha dovuto interrompere. Bella gratitudine!
Zaccheo "ha intrapreso una campagna elettorale di basso profilo (non ha detto manco ai parenti che si candidava, ndt), abbandonando velleità irrealizzabili - come quella di dotare la città di un nuovo ed adeguato grande ospedale - e sul recupero di palazzo M e di palazzo delle Poste" (per comprendere il senso del discorso bisogna riordinare un po’ la frase). Detto questo, "lo scarto fra i voti da lui conseguiti e quelli conseguiti dalle liste, non costituisce una obiettiva penalizzazione". Però sarebbe interessante scoprire, a livello nazionale, quanti sindaci raccolgono l’8% in meno delle liste che li appoggiano (agli albori di questa legge elettorale, un caso simile a Terni si guadagnò la ribalta nazionale). Al di là dell’interesse statistico, parlare di un "grande margine di successo elettorale che può far ben pesare sui suoi alleati in maniera netta" è ovviamente una simpatica presa in giro. Ma se Zaccheo ha vinto contro ogni pronostico, ancora più sorprendente è "prendere atto della formidabile affermazione dell’UDC". Che cosa ci sia di formidabile nel prendere meno dei singoli partiti alle ultime comunali non è dato sapere. Né la cosa formidabile potrebbe essere "se mireranno a svuotare il rinnovamento politico, pur di raggiungere obiettivi settoriali, di tornaconto e di clientela", perché forse è già successo nella politica italiana. A meno che non si voglia intendere che i nomi degli eletti costituiscano una precisa garanzia in questo senso. Forse la visione generale è più chiara, tenendo conto del fatto che Forza Italia si deve sforzare a non "manifestare gli interessi e i bisogni della città e di chi ci vive"!. Dopo aver saputo che questa è l’inclinazione naturale - e, a quanto pare, quasi insopprimibile - di questo partito, siamo felici che ci siano i Mondiali.
Per fortuna, non manca il vero tema centrale di questa campagna elettorale: il rapporto tra Forza Italia e AN. A scanso di equivoci, è bene precisare che, alle politiche dello scorso anno, gli azzurri prevalevano di ben 17 punti. Un dato confermato da sondaggi privati degli ultimi tempi. La forbice si è assottigliata fino allo 0,8 % (irrilevante in termini di seggi). Addirittura AN è riuscita a crescere rispetto al dato, già incoraggiante, delle passate comunali. Malgrado la vittoria trionfale di entrambi i partiti, la sentenza è pesante: "il sorpasso può e dovrà portare ad analisi e riflessioni specifiche, che ineriscono alla conduzione politica e non solo elettorale all’interno dei due partiti e alla scelta di uomini operata in questi ultimi anni". L’unica spiegazione possibile ad una frase del genere - e, si spera, non a tutto l’editoriale - può essere trovata in qualche antipatia personale. Grazie per l'attenzione».

Mauro Cascio


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