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Sabaudia. Requiem. Francesco Belli: «Contrariamente a Verdi, Mozart è riuscito a fondere insieme con maestria malinconia e dolcezza»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Francesco Belli, il noto direttore d'orchestra
che domani sera, presso la chiesa di Sant'Erasmo di Formia e domenica presso la SS.
Annunziata di Sabaudia, dirigerà la Preludium Ensemble in «Requiem» di Mozart.
La Messa da Requiem è stata in tutte le epoche della musica, dal Medioevo sino ad oggi, uno dei punti forti nella quale i compositori, non solo quelli di musica sacra, si sono cimentati con alterne fortune.
La difficoltà del Requiem è data dalla trascrizione musicale di uno stesso testo.
La Chiesa Cattolica, infatti, non prevede differenze tra i testi delle messe, quindi neanche per quella da Requiem, e principalmente in questo sta all’estro del singolo musicista, riuscire a rendere originale e coinvolgente un testo già precostituito e musicato da altri .
Un altro ostacolo, soprattutto per i musicisti stranieri, è dato dal dover musicare un testo in latino dove spesso il valore delle frasi deve comunque essere supportato da delle precise sottolineature musicali e vocali: un esempio per tutti il Dies irae, in questo passaggio si prevede un tema strumentale che renda l’enfasi, le paure e le speranze del Giudizio universale.
Naturalmente è difficile non citare i Requiem più celebri: quello di Mozart del 1791 e quello di Verdi del 1874.
Composti a quasi un secolo di distanza rendono in maniera efficace il talento, quasi antitetico, dei due musicisti. Il Requiem di Verdi fu composto in occasione della morte di Alessandro Manzoni.
Verdi nella messa da Requiem sfruttò in maniera abile la sua arte operistica aggruppando cori esplosivi e parti per voci soliste, una vera e propria opera lirica.
Mozart, al contrario, sfruttò la propria poliedricità (aveva già scritto vari pezzi di musica sacra di ottima fattura) e musicò una messa da Requiem avvolta da una leggenda sinistra dove si vuole che sia stata commissionata dai suoi avversari per abbreviare la vita allo stesso Mozart (che minato nella salute stava, contemporaneamente, componendo ben altre due opere: «La Clemenza di Tito» e «Il Flauto Magico», inno alla Massoneria).
Il Requiem fu l’ultima fatica di Mozart e rimase incompiuto.
Il musicista austriaco riuscì, al contrario di Verdi, ad infondere in maniera magistrale l'insieme di dolcezza e malinconia classiche della sua musica, il suo Requiem riesce a intrecciare la parte musicale e quella vocale come un "unicum" dove i cori sono pura musica e la parte strumentale risalta come un coro. Ma oltre a questi due Requiem famosi altri non sono da meno, da quello di Palestrina sino ad il recente di Penderecki, a dimostrazione che il genere non ha ancora espresso tutte le potenzialità e fascino.
Elisabetta Rizzo
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