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Minturno. L'amore per il territorio, tra saggio e letteratura. Rizzi: «Preferisco la ricerca storica alla pigrizia intellettuale delle "fotocopie"»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Mario Rizzi, il noto saggista minturnese che ha scritto numerosi libri di successo, per lo più dedicati a storie e personaggi del paesino aurunco. Perché questa scelta? «Perché c'è tanto da scrivere, soprattutto in considerazione del fatto che ormai si è un po' perso il gusto della ricerca storica, il gusto di andare a ricercare testi in biblioteca, a leggerli, a studiarli. Prevale la pigrizia intellettuale della copia anastatica, o della "fotocopia", come la chiamo io». Un paese ricco di storia e di nomi illustri: «Riccardo da Traetto, segretario alla Corte di Federico di Svevia, Martelli, Andrea Giovanni Gesualdo, uno dei rimatori del Petrarca, Antonio Sebastiani, Vescovo che partecipò al Concilio di Trento, Pietro Fedele e Antonio Conte, che nel 1900 vinse il secondo oro italiano alle Olimpiadi di Parigi (scherma) dopo Gian Giorgio Trissino (equitazione)».
L'ultimo lavoro di Rizzi è «I signori del castello di Traetto»: un testo originale, che rievoca in maniera dettagliata la presenza delle varie famiglie succedutesi negli anni, all'interno dell'antico maniero che troneggia su Minturno e che i Caracciolo Carafa donarono al Comune aurunco. Una storia secolare di una struttura, che Mario Rizzi ha saputo rivalutare, andando a scovare le particolarità di un monumento che attualmente è in ristrutturazione.

Vittoria Mazzucco

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