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Gaeta. Libri sulla cresta dell'onda. Moni Ovadia: «Neppure Dio sfugge al ridere ebraico. Nell’ebraismo non c’è ossequio nei confronti di nessuno»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Moni Ovadia, presente all'Old Marina Yacht Club di Gaeta per il secondo appuntamento in programma della nona edizione de «Libri sulla cresta dell'onda». Si può ridere della Shoah? «Il ridere, anche ridere su se stessi, svolge una funzione antinecrofila, una funzione vitale, un pensiero quando diventa rigido diventa necrosi, morte. Il riso ebraico è contro di sé questa è la sua grandezza. Neppure Dio sfugge al ridere ebraico. Nell’ebraismo non c’è ossequienza nei confronti di nessuno, il divino e l’umano hanno pari dignità. Il popolo del patto è il popolo della democrazia».
Che cosa è, chi è l’ebreo? «Come persona è uguale agli altri. Ci sono ebrei per tutte le stagioni». Non si è ebrei per natura, ma per passaggio cognitivo, è ebreo chi ha preso il destino ebraico su di sé. E che cosa c’è di meglio per spiegarlo se non una storiella delle sue. «Su una carrozza del metro’ a New York- racconta Ovadia- un vecchio ebreo originario dell’est, appena arrivato dalla Polonia, vede un negro vestito da ebreo ortodosso, che legge con attenzione un giornale scritto in ebraico. Lo guarda e non si capacita. Ma prima di scendere gli dice 'essere negro non ti bastava'».
Ovadia riprende da dove è partito, dal ridere. Isacco, figlio di Abramo, viene dal verbo ebraico tzakhak, ridere, e significa colui che rise. Quando ad Abramo fu annunciato dall'arcangelo, travestito da viandante, che sarebbe divenuto padre a 99 anni, rise come un matto, anche perché la moglie ne aveva 90. L’utopia, il riso ebraico è il riso dell’utopia. Il progetto ebraico è il riso dell’inatteso, dell’imprevisto. E quando ad Abramo viene ordinato di sacrificare il figlio Isacco, ancora una volta il cammino scelto è quello dell’interiorità, dell'ascolto del Dio vivente, sancendo in questo modo l’inviolabilità della vita. Abramo sceglie il cammino cognitivo antidolatrico, un percorso di libertà, un cammino interiore, che per Hitler e per lo stesso Stalin, altro non erano che una minaccia. Ride Ovadia, pensando ai Nazisti, la razza eletta, che oggi si troverebbero costretti a riconoscere schiere di ebrei tra i miti del nostro tempo: da Johnny Weissmuller, l’unico vero tarzan del teleschermo, a Mark Spitz recordman nel nuoto alle olimpiadi, fino a Paul Newman archetipo della bellezza hollywoodiana. Chi è allora Isacco? Il sopravvissuto che ride.

Vittoria Mazzucco

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