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Roma. L'amour, la fantasia. Assia Djebar: «Il femminismo in ambienti musulmani è ritrovare una tradizione perduta. La donna ne è guardiana»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Assia Djebar. Scrittrice di romanzi, racconti e saggi storici, cineasta e docente universitaria è la vincitrice del "Premio della Pace degli Editori e Librai tedeschi" per l'anno 2000. Coinvolta nella guerra di liberazione algerina, fin da quegli anni si è fatta conoscere come romanziera con Le Soif (1957) e Les Impatients (1958) a cui sono seguiti altri romanzi nei quali affrontava i nodi dell'emancipazione femminile e delle relazioni fra i sessi nella società algerina. Negli ultimi anni ha affiancato all'impegno letterario la realizzazione di opere cinematografiche: prima donna regista nella cinematografia algerina, ha ricevuto con il film "La Nouba des Femmes du Mont-Chenoua" (1979) il Gran Premio della Critica Internazionale al Festival del Cinema di Venezia. Dal 1997 è professoressa e direttrice del Center for French and Francophone Studies della Louisiana State University, e vive oggi fra la Francia e gli Stati Uniti. Assia Djebar è stata la prima scrittrice algerina a tematizzare i problemi sociali e esistenziali delle donne in un paese islamico. Essa rimane la sola oggi ad essere un'autrice di un'opera, e a produrre, attraverso il suo romanzo "L'Amour, la fantasia", una riflessione sull'atto dello scrivere soprattutto in francese quando si è donna araba. Una scelta dolorosa che costituisce una presa di posizione sulla propria identità. L'apprendimento del francese ha separato la Djebar dalla lingua materna e l'ha proiettata in un mondo in cui i punti di riferimento dell'identità sessuale sono differenti e non permettono alla scrittrice di aderire al suo ME e alla sua immagine corporea. "Il dono della lingua francese è un regalo avvelenato. Se l'IO può essere detto solo se giustificato dagli antenati bisogna rinnegare il padre e radicarsi nella storia della nazione: soltanto gli antenati materni possono darmi un'autenticità nazionale". Per Assia il femminismo nell'ambiente arabo-musulmano è come ritrovare una tradizione antica, una tradizione perduta. La donna è la guardiana delle tradizioni, deve ben guardarsi da qualsiasi influenza occidentale. L'uso del francese in amore suscita, presso la donna algerina, un rifiuto della comunicazione. Quest'ultima può esistere soltanto in arabo, che resta la lingua materna, quella dei sentimenti.

Claudio Ruggiero

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