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Sperlonga. Libri sulla cresta dell'onda. Margaret Mazzantini: «Ho un rapporto drammatico con l'esistenza. Ed è per questo, forse, che scrivo»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Margaret Mazzantini, vincitrice del Premio Strega con il romanzo «Non ti muovere» (Mondadori) ed ospite di prestigio della nona edizione di «Libri sulla cresta dell'onda», il festival letterario organizzato dalla libreria Tuttilibri di Formia. Grande interesse per l'esordio, «Il catino di zinco», ma interesse ancora più grande per questo nuovo lavoro... «È un successo che deriva dal lavoro e dalla solitudine. Una solitudine durata cinque anni. Un libro sulle mancanze dell'uomo e della società. Ma è anche un libro sul dolore». Possiamo trovare in qualche modo una sorta di parallelismo con il film di Nanni Moretti «La Stanza del figlio»? Sentimenti privati, dolore, forse un'intera generazione, quella che ha fatto il '68, che si mette in gioco, in discussione... «Sì, ma rispetto a Moretti io lascio una speranza. Non amo gli autori troppo "punitivi". L'arte deve riscaldare l'anima. Di brutture nel mondo ce ne sono anche troppe. Perché, riraccontarle?». Che cos'è la morte per Margaret Mazzantini? «L'unica cosa della quale siamo certi. Io ho un rapporto drammatico con l'esistenza, forse è per questo che faccio questo lavoro: per dare un senso e dare una spiegazione a tutto il dolore che sento intorno Ma il mio è un libro di dolcezza, una storia di amore appassionata, forse quella che tutti avremmo voluto vivere».

Claudio Ruggiero

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