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Latina. Nella discarica di Latina i rifiuti di Anzio. Vincenzo Zaccheo: «Saremo più che intransigenti». I Verdi: «Le alternative in realtà ci sono»

«È inaudito ed inconcepibile che un sindaco, che è anche la massima autorità sanitaria sul territorio di competenza, apprenda solo indirettamente una notizia di questa portata». Ferma la presa di posizione dell’on.le Vincenzo Zaccheo di fronte alla notizia di un prossimo conferimento (dal 1 agosto) dei rifiuti di Anzio e Nettuno presso la discarica di Latina. La prima contestazione, quella immediata, riguarda dunque la questione procedurale, di metodo, “che - afferma il sindaco - non mi pare rispettosa delle istituzioni e della gente residente a Latina e a Borgo Montello in particolare”. La seconda, riguarda la sostanza della notizia: come si fa ad autorizzare il conferimento di ulteriori rifiuti in una discarica che già è considerata ai limiti delle potenzialità di contenimento e quindi a rischio?
«Trovo assurdo – continua Zaccheo – che a fronte di una emergenza si scelga proprio Latina dimenticando che con provvedimento 24/5/02 il presidente del Consiglio dei Ministri ha decretato per tutto il territorio pontino, insieme a Frosinone, Rieti e Viterbo, lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti, con ciò sostanzialmente confermando che qui esiste una situazione di criticità nello specifico settore».
Mentre appare legittimo chiedersi quale tipo di supporto abbiano le dichiarazioni rese alla stampa locale dal sindaco di Albano (le fonti regionali interpellate dal sindaco non sembrano andare nella stessa direzione, almeno allo stato), l’on.Zaccheo ribadisce che la linea dell’amministrazione è quella di andare al completo superamento della discarica a vantaggio del sistema di smaltimento attraverso termovalorizzatore. «Su questo saremo intransigent» – conclude il sindaco che questa mattina sulla questione tornerà a confrontarsi coi vertici regionali.
Sulla questione è intervenuto anche Fabrizio Vitali dei Verdi: «Ai 1200 quintali al giorno prodotti dal Comune di Latina e ai 7000 quintali prodotti dal resto della provincia, si aggiungono anche i 1200 delle vicine cittadine collocate in provincia di Roma. Arrivano in una discarica che è sempre al limite dell’emergenza e che non potrà durare a lungo con conferimenti di questa entità. E se che concordiamo con il Sindaco di Latina che la discarica va superata come strumento di soluzione al problema rifiuti, lo siamo sapendo che l’attuale 4-5% di raccolta differenziata prodotta a Latina e nella provincia deve essere portata fino al 60 %. Tale ipotesi non viene trattata dalla classe politica locale e regionale di governo ma ad essa viene contrapposta la soluzione del termoinceneritore. Tale sistema deve essere residuale e attuato solo dopo aver raggiunto obiettivi di qualità nel trattamento dei rifiuti, nella riduzione e nel riuso degli stessi; in particolare a Latina il termoinceneritore si configura come un grande affare per chi gestirà le commesse e non come occasione per la creazione di posti di lavoro, se è vero che a regime ne può creare 7 o 8 mentre la differenziata spinta ne permetterebbe più di 100. Ma da chi deve essere spinta la raccolta differenziata dei rifiuti ? Dalle amministrazioni stesse che non devono auspicarsi fallimenti su questa strada, ma che devono con onestà intellettuale prendere esempio da quelle realtà del centro-nord in cui la differenziata, arrivata a livelli oltre il 60%, oltre che creare nuova occupazione diventa motivo di risparmio per le tasche dei cittadini. Secondo il decreto legislativo Ronchi , n. 22 del 1997, la raccolta differenziata doveva essere minimo al 15% entro il 1999, minimo del 25% entro il 2001 e dovrebbe essere minimo del 35% entro l’anno prossimo. Questi minimi stanno per diventare gli obiettivi massimi nella programmazione degli enti locali e certo questo è contro lo spirito della legge stessa. Diciamo dunque no al termoinceneritore, produttore di diossina e ostacolo alla creazione di nuova occupazione, mentre diciamo si alla serietà amministrativa di chi propone e attua la raccoltà differenziata spinta, fino al raggiungimento del tetto minimo del 60%. Raggiunto tale obiettivo saremo in grado di discutere della necessità o meno del termoinceneritore ai fini dello smaltimento della massa residuale di rifiuti».

Mauro Cascio


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