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Sabaudia. Scrivere con la luce. Vittorio Storaro: «Il cinema è arte collettiva. In una orchestra il direttore conosce il violino, ma non lo suona»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Vittorio Storaro. Puoi scrivere che è un Maestro. Ma la M maiuscola non basta per raccontare la sua carriera e i suoi tre premi Oscar, «Apocalypse Now», «Reds», e «L'ultimo Imperatore». Maestro della fotografia e teorico della luce. Cosa si prova ad essere premiati ad Hollywood e ad essere apprezzati praticamente in tutto il mondo? «Sicuramente non è solo merito mio. Ho avuto a mia volta tre grandi maestri come Bertolucci, Beatty e Coppola. Quanto a ciò che vedete in pellicola è il frutto delle mie ricerche su luce e colori che ora sto mettendo anche per iscritto in una trilogia, intitolata "Scrivere con la luce" (il primo volume è già uscito, edito da Electa/Accademia dell'Immagine. È dichiarato anche il collegamento tra le mie scelte fotografiche e la pittura. Tra le fonti di ispirazione: Caravaggio, Vermeer, Lucas Cranach per la realizzazione di "Giovinezza, giovinezza" diretto da Franco Rossi; Magritte per la "Strategia del ragno" e Francis Bacon per "Ultimo tango a Parigi". Maestri di "luce dipinta", per esempio, anche Mantegna, Piero della Francesca e Simone Martini. Io cerco l'equilibrio tra forze contrapposte, vita e morte, io e mia moglie, il maschile e il femminile, la luce e l'ombra. E quelli che Leonardo chiamava "i figli della luce e dell'ombra", cioè i colori». Prossimi impegni? «Sto finendo il secondo libro de "Scrivere con la luce". Sono perseguitato dal numero tre, come vedete. Tre oscar, tre maestri, tre libri. Tra l'altro ho anche tre figli. Cinematograficamente sto lavorando all'antefatto dell'Esorcista (il titolo provvisorio è "Exorcist 4:1", ndR)». Un'ultima domanda: cosa ne pensa di quei giovani cineasti che curano allo stesso tempo soggetto, regia ed interpretazione? «È vero che magari alla fine può uscire un buon prodotto, con la saggezza, l'ispirazione, la tecnica. L'arte però è arte comune, soprattutto nel cinema. Anzi: arte collettiva. Come, mettiamo per esempio, un'orchestra. Il direttore conosce il violino, ma il violinista sa suonarlo sicuramente meglio. Oggi si crede che si è autori solo se si scrivono da sé le storie. Non è così. Bertolucci è stato un grande autore, per esempio. Prendiamo Fellini. È stato il regista più autobiografico ed autoreferente che la storia del cinema italiano ricordi. Ebbene: persino Fellini aveva 8 autori per la sceneggiatura».
Vittorio Storaro a Sabaudia ha presentato un cortometraggio sul razionalismo e le città di fondazione. Nella foto l'intervista, durante la visita del Maestro alla mostra fotografica di Alessandro Zunino.

Claudio Ruggiero

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