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Latina. Il Documento. Pierangelo Bertoli: «Non voglio essere una moda passeggera, ma qualcosa che resta nel tempo e lascia un segno»

Ai microfoni di ParvapoliS Pierangelo Bertoli, il grande cantautore che ci ha lasciato lo scorso 7 ottobre. Mai nominato quando si tratta di ricordare la fertile scuola musicale emiliana in generale (Dalla, Ligabue, Carboni, Morandi) e modenese in particolare (Guccini, Vasco Rossi fino ai Modena City Ramblers). Eppure Bertoli è un autore molto prolifico ed è innegabile che abbia agito da battistrada per molti suoi colleghi. Già il disco d'esordio, "Eppure soffia" del 1976, rappresenta bene quelli che saranno i temi trattati da Bertoli nella sua produzione: impegno sociale, riscoperta delle radici (ci sono due canzoni in dialetto, e l'anno successivo uscirà "S'at ven in meint" interamente in modenese) e canzone d'amore nel senso più classico del termine. Il primo vero successo di pubblico è rappresentato però da "Certi momenti", album del 1981 in cui oltre alla famosa "Pescatore", impreziosita dalla voce di Fiorella Mannoia, trova posto il pezzo che da il nome al disco "Certi momenti", canzone stupenda a sostegno dell'aborto che si scaglia senza mezzi termini contro chiesa e benpensanti. È naturale che trattando tematiche così scottanti, Bertoli non si faccia certo amare da quel pubblico lobotomizzato dal mercato buonista delle canzoni su mamme e fiori. Dopo aver prodotto album con cadenza annuale, nel 1986, per festeggiare i dieci anni di carriera, Pierangelo Bertoli produce un doppio album antologico, "Studio & Live", un gioiello imperdibile, e nel 1987, con "Canzone d'autore" rende omaggio ad alcuni colleghi (tra cui Conte e De Andrè) interpretandone dei brani. L'anno successivo, nel disco "Tra me e me", Bertoli canterà anche una canzone dell'allora sconosciuto Luciano Ligabue, "Sogni di rock'n'roll". Bertoli, come è noto, è poliomelitico ed è costretto a vivere su di una sedia a rotelle, e nel 1989, dopo l'album "Sedia elettrica", il cantautore modenese vince un telegatto per lo spot televisivo della "Lega per l'emancipazione dell'handicappato"; l'anno dopo esce "Oracoli", in cui è presente anche Fabio Concato, con cui Bertoli interpreta il singolo "Chiama piano". Nel 1991, a sorpresa, Bertoli decide di presentarsi a San Remo, manifestazione lontanissima dalla concezione musicale dell'artista, ma che è pur sempre un palcoscenico dove presentare un saggio di musica d'autore italiana: e difatti "Spunta la luna dal monte", cantata col gruppo sardo dei Tazenda, raccoglie consensi di critica, pubblico e vendite. Uscirà anche l'album omonimo, un "greatest hits" impreziosito dal brano portato all'Ariston. Nel 1992 Bertoli sarà di nuovo al festival nazionale con "Italia d'oro", un'accusa pesante alle truffe politiche e sociali italiane che anticipa la tangentopoli che sarebbe scoppiata poco tempo dopo ("mangiati quel che vuoi fin quando lo vorrai, tanto non paghi mai"). La produzione di Bertoli è poi continuata con dischi inediti e diverse raccolte, alcune anche acustiche.

Claudio Ruggiero

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