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Terracina. Dagli scavi emerge il Teatro Romano. Buono lo stato di
conservazione delle gradinate e della cavea. Si credevano ormai distrutte
Nuovi importanti ritrovamenti si sono verificati durante i lavori d'indagine e recupero nell'area dell'antico Foro Emiliano, nel centro storico alto di Terracina, dove la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio sta conducendo una campagna di scavo.
I lavori, coordinati dalla dottoressa Nicoletta Cassieri, costituiscono la naturale prosecuzione di quelli che, lo scorso anno, hanno riguardato la rimessa in luce e il restauro di un'ala dell'importante complesso porticato d'accesso al teatro, visibile su un lato dell'attuale Piazza Municipio, che conserva ancora il lastricato originario del I sec. d.C.
L'intervento, finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nel giro di breve tempo ha riportato in luce cospicui resti del teatro romano: in particolare, è emersa buona parte delle gradinate della cavea a semicerchio, con i sedili in blocchi di pietra per gli spettatori che vi prendevano posto secondo la posizione economica e sociale, in basso, vicino all'orchestra, su sedili mobili, le persone d'alto rango e gli ospiti di riguardo, e poi via, a salire, il resto della popolazione.
Da un altro stato di terra che li seppelliva completamente, sono affiorati a tutt'oggi circa dieci gradini del secondo settore ma quasi altrettanti se ne intravedono già nella sezione dello scavo.
Dai dati acquisiti si può ritenere che l'antico edificio costituito da almeno due ordini di gradinate addossate al declivio naturale e intervallate da un largo corridoio con parapetti o balaustre che distingueva nettamente i due ordini di posti impedendo ogni passaggio dall'uno all'altro; una serie di scalette inoltre suddivideva radicalmente l'ampio bacino semicircolare consentendo a ciascuno di raggiungere comodamente il proprio posto, sulla sommità, esso doveva essere coronato da una struttura architettonica, forse un portico.
L'eccezionalità della scoperta consiste non soltanto nella sopravvivenza della cavea, che si temeva profondamente danneggiata o addirittura distrutta dall'edificazione dei caseggiati che in epoche successive sorsero sull'area del teatro ormai abbandonato, ma nel buono stato di conservazione della struttura che, in base ai primi elementi, sembra risalire all'età tardo-repubblicana (I sec. a.C.) e raggiungere dimensioni non inferiori al teatro di Minturno.
Mauro Cascio
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