Venerdì 02/05/2025 
Parvapolis
categorie
Home page
Appuntamenti
Cronaca
Cultura
Economia
Politica
Sport


Parvapolis >> Cultura

Latina. Tecnica e Valori nel Segno dell'Occidente. Da oggi on-line l'incontro culturale con il filosofo Giacomo Marramao. Introduce Cambareri

Dopo l’incontro con Marcello Veneziani, continuano le proposte culturali on-line del nostro quotidiano. Da oggi è disponibile l'incontro, dal titolo «Tecnica e Valori nel Segno dell'Occidente» organizzato da ParvapoliS ed introdotto e coordinato da Domenico Cambareri, con il filosofo marxista Giacomo Marramao.
«Le ideologie? Ormai quelle "tradizionali" sono definitivamente morte. Intendo quella fascista e quella comunista. Se ne stanno però affermato di nuove. Una neoliberista ed un'altra neocomunitaria. Pericolose? Non sempre. Avere una ideologia può essere un fatto positivo. Al giorno d’oggi vige una sorta di pervasività globale del termine etica - c’è un’etica delle compagnie aree, un’etica del lavoro, un’etica dell’arte e via elencando, quasi che tale concetto debba riempire il vuoto lasciato da altri sistemi di valori e di riferimenti. Nelle precedenti epoche storiche, questa sorta di generalizzazione riguardo alle applicazioni del termine etica - o anche del termine morale - ha sempre costituito il sintomo di un conflitto in atto tra idee e opinioni intorno a ciò che è bene e ciò che è male: si inizia a riflettere più approfonditamente sull’argomento quando non vi è più un senso comune consolidato e omogeneo intorno a determinati principi. Anche ai giorni nostri la filosofia si interroga su quali siano i nuovi criteri di condotta degli esseri umani rispetto a tematiche emergenti per le quali non esistono delle precedenti regole di azione pratica. Esempi fra tutti potrebbero essere la questione dell’aborto, dell’eutanasia o del trapianto degli organi, che sono tre problemi strettamente correlati a quel campo chiamato bioetica: se qualcuno cercasse la parola bioetica su un dizionario della lingua italiana precedente al 1986 - o addirittura al 1988 - non lo troverebbe, segno che il termine è entrato in uso in anni relativamente recenti. La bioetica non è comunque l’unico terreno che richieda un intervento di riflessione etica... Ce ne sono molti; uno fra tutti potrebbe essere quello riguardante la concezione della libertà personale in relazione alla proprietà privata: se un’azienda è proprietaria di alcuni macchinari e detiene la facoltà di produrre determinati beni, la stessa azienda è anche in diritto di controllare il proprio ciclo produttivo indipendentemente dagli effetti che questo avrà sull’ambiente o no? Se rispondiamo negativamente, rifacendoci al principio che il problema ecologico non è più una questione di proprietà privata, allora dobbiamo riconoscere che siamo in presenza di un mutamento radicale del rapporto tra ciò che è privato e ciò che è pubblico. Il che non vuol dire che non si dia privacy, vuol dire unicamente che il confine si è spostato e che dobbiamo individuarne le nuove soglie. Dicevamo del liberalismo...qui l’etica diventa particolarmente importante, perché potrebbe intervenire su quelle materie nelle quali lo Stato non è più chiamato ad agire... Storicamente il liberalismo nasce come una dottrina e una corrente di pensiero fondata su principi estremamente rigorosi. Quindi non ha nulla a che fare con la concezione corrente di libera iniziativa economica, intesa come libertà sfrenata e come pura logica di mercato. In altri termini, è tutt’altro che scontata l’equazione tra liberalismo e liberismo che oggi viene da più parti sottolineata: ciò costituisce uno dei principali fattori di confusione in molte delle discussioni in corso. Il liberalismo presuppone invece una rigorosa responsabilità individuale, vale a dire un nesso molto stretto tra la libertà di scelta e di iniziativa da una parte, e la responsabilità dall’altra, teorizza inoltre un mercato dotato di regole rigorosissime, ovvero un mercato moderno. Quando parliamo di mercato, infatti, dobbiamo sempre specificare a quale tipo di mercato alludiamo. Gli storici economici hanno ormai abbondantemente dimostrato che in tutte le civiltà storiche ci sono stati dei ‘mercati’ - al plurale - rispetto ai quali quello moderno, o capitalistico, è fondato su regole estremamente rigorose e su un elemento chiave senza il quale ogni relazione economica verrebbe a cadere: la fiducia. Se perdiamo di vista l’affidabilità dei partner sul mercato, crolla anche lo stesso meccanismo mercantile nel senso moderno della parola. Il problema che ci si pone oggi è se esista un mercato mondiale che abbia delle regole certe. La mia impressione - anzi, la mia convinzione - è che a livello mondiale non si dia un mercato con regole certe, e che la crisi delle norme classiche sia strettamente legata ad una serie di trasformazioni che ha investito la sfera delle relazioni internazionali relativa all’organizzazione degli Stati. Per dirla in breve: la crisi delle sovranità tradizionali - ovvero dei singoli stati nazionali - ha determinato sul mercato un’incertezza che dipende non soltanto dai rapporti di forza tra paesi o dalla relativa congiuntura economica, ma anche da fattori psicologici, come grandi economisti di questo secolo ci hanno indicato».
Giacomo Marramao, nato a Catanzaro il 18 ottobre 1946, ha compiuto i suoi studi presso le Università di Firenze (dove si è laureato in Filosofia nel 1969 sotto la guida di Eugenio Garin) e di Francoforte (dove ha soggiornato dal 1971 al 1975). Tra il 1976 e il 1995 ha insegnato Filosofia della politica e Storia delle dottrine politiche presso l'Istituto Universitario Orientale di Napoli. Attualmente è professore ordinario di Filosofia politica presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze Sociali dell'Università di Roma Tre. È inoltre Direttore scientifico della Fondazione Basso-Issoco e membro del Collège International de Philosophie di Parigi. Come visiting professor ha tenuto corsi e conferenze in numerose Università europee e americane, a Parigi (Sorbonne, Nanterre), Berlino (Freie Universität), Londra (Warburg Institute), Vienna. È stato co-fondatore di influenti riviste, come: "Laboratorio politico" e "Il Centauro". Attualmente è membro del direttivo di "Iride", Rivista di filosofia pubblica. Numerose le pubblicazioni, tra cui: «Kairos. Apologia del tempo debito» (Laterza, 1993); «Cielo e terra. Genealogia della secolarizzazione» (Laterza, 1994); «Dopo il Leviatano. Individuo e comunità» (Bollati Boringhieri, 2000); «Frammento e sistema. Il conflitto-mondo da Sarajevo a Manhattan» (Donzelli, 2001). In preparazione «Il silenzio della filosofia».

Mauro Cascio


PocketPC visualization by Panservice