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COLDIRETTI: "Almeno la Desco deve restare"!
Non sono tempi facili per l'agricoltura provinciale! L'annata agraria che sta per concludersi è da ricordare come una delle più negative degli ultimi anni.
Si è iniziato con il verificarsi della tromba d'aria del 28 Dicembre 1999 che, interessando tutto il territorio provinciale, ha messo in ginocchio qualche migliaio di imprese agricole serricole facendo saltare tutto il sistema delle programmazioni produttive, con conseguenti gravi turbative dei prezzi di mercato di alcuni prodotti orticoli; si è continuato con le note difficoltà in cui riversa il settore zootecnico, stretto tra la morsa degli investimenti per gli adeguamenti igienico-sanitari delle stalle e quella dei costi di produzione in continua crescita senza un corrispondente adeguamento del prezzo di vendita del latte.
E la campagna bieticola? Non certo esaltante soprattutto per i bassi livelli quantitativi delle produzioni dovuti ad un andamento stagionale climatico siccitoso (per inciso sulla persistenza futura del bacino bieticolo pontino si stanno addensando nubi nerissime...).
La vendemmia in corso presenta seri pericoli di prezzo non remunerativo per i viticoltori ed evidenzia delle problematiche strutturali che non possono essere risolti in tempi rapidi e in modo indolore per i produttori stessi. A questa situazione di seria difficoltà dell'agricoltura pontina si è aggiunta qualche giorno fa un'altra inaspettata preoccupazione...
Questa Organizzazione è stata invitata dalla Desco S.p.A. di Terracina, industria di trasformazione del pomodoro a tutti nota, ad un incontro ritenuto opportuno per fare un bilancio sulla campagna di raccolta del pomodoro appena conclusa (bilancio positivo, questo!) e per riflettere sulle prospettive future di sviluppo di questo stabilimento tradizionalmente insediato sul nostro territorio e che lavora prettamente prodotto pontino e laziale, ricorrendo solo a un 3% di prodotto dal Molise. E qui sono iniziate altre preoccupazioni...
Serafini, proprietario della Desco, ha parlato chiaramente. "L'industria ha i propri programmi di sviluppo e di diversificazione produttiva, necessari a mantenere la capacità competitiva rispetto agli agguerriti concorrenti nazionali ed esteri", per poter continuare a rimanere sul territorio che ha dato vita alla sua avventura imprenditoriale avrebbe, dunque, bisogno di attuare programmi di sviluppo e di diversificazione produttiva, che naturalmente implicherebbero un sensibile incremento della manodopera impiegata, sia fissa che stagionale.
Ma gli ostacoli non mancano. Il problema più urgente è rappresentato dal sito dove oggi è insediato lo stabilimento, un'area di 27mila mq non più sufficiente a soddisfare le esigenze di spazio dei processi produttivi industriali. Per tali motivi da tempo la Desco S.p.A. chiede all'Amministrazione locale di collaborare ad un intervento di delocalizzazione del sito produttivo, ma a quanto pare, sinora tali richieste sono rimaste senza risposta. La Desco, infatti, sta prendendo in seria considerazione l'ipotesi di iniziare ad investire altrove.
La Coldiretti ritiene, dunque, opportuno coinvolgere le Autorità territoriali e Regionali per impedire che una delle poche realtà industriali disposte ad investire sull'agricoltura pontina possa delocalizzarsi altrove.
Lucia De Blasio
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