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Roma. «Isole» al Teatro Duse. Cinque amici inseparabili, divertiti e un po' violenti che attraversano una giungla per inseguire un sogno comune
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Emiliano Passàro, Alessandra Angelone, Silvia Mazzotta
Riccardo Scarafoni, Francesca Cibei. Sono gli attori che in questi
giorni al Teatro Duse di Roma stanno presentando «Isole», scritto e diretto da Luca Monti.
Cinque ragazzi, cinque amici inseparabili, divertiti e un po’ violenti, che tra mille facce e mille storie attraversano il "mare", inseguendo il Sogno ...
Alessio: «Avevo scritto un romanzo, avevo deciso di cambiare aria per ricominciare a scrivere... ero riuscito a ricostruirmi una dimensione... Avevo cominciato ad andare lì per lei... no... non mi piaceva solo come agitava i fianchi... come le colava il sudore tra le tette... è che lei non era lì... lo sguardo assente... no... non perso... era oltre... oltre il movimento... oltre la musica assordante... ».
Dalia: «Ballavo... sì... ballavo... facevo la cubista... per pagarmi la scuola di recitazione a Milano... ballavo e... qui... nel plesso... recitavo... tutto quello che avevo imparato a scuola... ero una regina... una barbona... una puttana... e la musica mi entrava dentro... e ballavo...».
Elettra: «Ero in cura da uno psicologo... no... non per disintossicarmi, avevo cominciato la cura per tenere buoni i miei genitori, ma poi, no, io volevo, ne volevo uscire! Facevo la cantante in un gruppo... il mio gruppo... e... e andavamo forte!... una cantina e poi un'altra e un'altra e ancora giù di tutto... prendo di tutto... e vado fuori di brutto e mi vendo qualsiasi cosa di casa».
Cristiano: «Stavo andando ad un provino... importantissimo, c'era da esibire il pacco in un tg satirico-erotico... ma per me il teatro, ce l’avevo dentro fin da bambino, avevo fatto tanti altri lavori ma era quello che avevo sempre sognato».
Betty: «Io avevo i miei venti minuti di cabaret, io il cabaret lo facevo perché non potevo stare senza il contatto con la gente, quando scendevo tra i tavoli per falli divertì! Me potevano fischià e toccà ma dovevano ride e se ridevano allora era tutta adrenalina a mille... una soddisfazione. Allora gentile pubblico...».
Claudio Ruggiero
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