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Fondi. Teatro per amore. Dacia Maraini: «Forse fare teatro significa proprio questo: ridare di nuovo la parola, in scena, a un silenzio primordiale»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Dacia Maraini, al Premio Fondi La Pastora. «Spesso faccio questo sogno: sono sopra un palcoscenico in cui si sta rappresentando un testo teatrale, devo dire una battuta ma non mi viene, ce l’ho sulla punta della lingua ma mi sfugge. Vedo gli attori che aspettano la mia frase per rilanciare la loro e vengo presa da una paura cieca e disperata. Cerco freneticamente, cerco nella memoria la battuta che pure so di conoscere e che ho già ripetuto tante volte ma non riesco a trovarla. A questo punto mi sveglio in preda al panico, con la gola stretta per l’angoscia. Eppure io amo il teatro e considero l’atto rituale dell’apertura del sipario un momento di grande emozione. Prima di tutto come spettatrice, e poi come autrice. Forse fare teatro significa proprio questo: vincere una paura profonda, ridare la parola ad un silenzio primordiale che ancora minaccia i nostri sogni infantili». È proprio perché lei ha questa grande passione per il teatro che ama ripetere che la drammaturgia è in crisi, che il testo sta perdendo di significato. Il fascino del dialogo è subordinato alla scenografia o alla messa in scena? «Sì. Il mondo teatrale non ha fiducia nella drammaturgia. Il teatro si riduce a effetti, a luci, a regia. Ha invece bisogno di rinnovarsi anche dal punto di vista linguistico». Eppure ci sono grandi registi come Luca Ronconi, Maurizio Scaparro ricorrono a questi effetti... «Sono grandi registi. Ma vorrei si confrontassero di più con il resto. Su Ronconi non posso dir nulla, ha fatto una splendida regia di un mio scritto». A gennaio si inaugura il Teatro Max, a Pontinia, e lei sarà il nuovo direttore artistico. Come sarà il cartellone? «Ci stiamo già lavorando. Sarà un bellissimo programma, con dei testi molto forti ma popolari. Vorrei fare un teatro senza divi». Impegni futuri... «Questo fine settimana sarei dovuta andare in Kenia, per una serie di conferenze all'Università. Ma non so se andrò. Per l'anno prossimo ho vari progetti di lavori.

Claudio Ruggiero

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