Parvapolis >> Cultura
Aprilia. Da un campanile... all'altro. Successo per il libro di Diana
Grande successo di pubblico per la presentazione del libro di Roberto Diana, “Aprilia da un campanile ….all’altro”. Forse perché è il primo libro di fotografie e cartoline sulla città, forse perché a mostrarlo è intervenuto lo scrittore Stanislao Nievo, presidente onorario degli Scrittori Italiani, legato ad Aprilia per essere stato uno dei primi residenti nel 1937, fatto sta che le sedie non bastavano a contenere le persone. Molti sono rimasti anche in piedi, tra cui alcuni assessori. La presentazione del libro è stata, poi, coordinata con gran cura. A sedere sul tavolo dei relatori, sabato 30 novembre alle 17.30 nella Sala Marconi, c’erano da sinistra Gianfranco Compagno, presidente dell’Associazione Apriliani, che ha scritto la prefazione del libro e ha coordinato gli interventi, l’autore Roberto Diana, il sindaco di Aprilia Luigi Meddi, Stanislao Nievo e l’assessore alla cultura Franco Tozzi. In sala erano presenti tra gli altri Emilio Vescovi, presidente della Banca Popolare di Aprilia che ha finanziato l’opera, e il senatore Riccardo Pedrizzi. A rompere il ghiaccio è stato Gianfranco Compagno che ha espresso una profonda gratitudine all’autore.
«Questa sera è la festa dell’aprilianità. -ha esordito il presidente dell’Associazione Apriliani- Ho iniziato la prefazione di questo volume sul significato di essere apriliano. Essere apriliano significa essere orgoglioso di appartenere a questa comunità e da questo punto di vista Roberto Diana sicuramente è un apriliano». È seguita un breve cenno sul contenuto del libro. Poi è stata la volta di Stanislao Nievo.
«Nel XX secolo -spiega lo scrittore- tutto l’agro pontino è cambiato, ha subito un vortice di esperienze. Da una realtà paludosa e malarica a un momento di fertilità. Io nell’agro pontino sono venuto da bambino con mio padre nel 1933. Ricordo quei momenti, ricordo quando Aprilia è stata fondata. “Aprilia da un campanile…all’altro” è la giusta memoria per iniziare una storia. Una delle cose peggiori fra tecnologicamente ben fatte che il nostro mondo ci offre, è la perdita della memoria delle cose a noi vicine. È come se tutti dovessimo avere lo stesso viso, sarebbe una cosa terribile! È giusto che ognuno di noi, con le proprie differenze, abbia qualcosa che solo lui ha, così il proprio paese, la propria famiglia, i propri amici. Noi dobbiamo essere individui nella diversità, pur rispettando le norme uguali per tutti. Noi abbiamo una miniera unica: la tradizione, l’archeologia e la creatività. Il libro di Diana è ricco di fotografie. La fotografia è nata prima di Aprilia. È giusto che la prima testimonianza storica sia data attraverso queste immagini. Se ci fosse stato un pittore ce ne avrebbe date di meno perché una fotografia si fa più velocemente. La gran parte della nostra storia è stata dimenticata e fa piacere quando si inizia in questo modo il recupero. Non perdiamo quel gusto di fare, di produrre che è stato tipico di questo paese».
Dopo alcuni commoventi ricordi di quando Stanislao viveva ad Aprilia, la parola è passata a Roberto Diana che ha illustrato il suo libro.
“Molta gente, come me -inizia Diana- è affezionata a questa città. È in questo spirito che mi sono dedicato al collezionismo. Il volume è il risultato di due collezioni iconografiche, la mia e quella di Emilio Favero detto Mimmi che purtroppo non è qui per motivi di lavoro. Le altre città di fondazione hanno già visto la pubblicazione di libri di fotografie e per questo motivo ho pensato di fare lo stesso per Aprilia».
Di elogio il discorso di Franco Tozzi.
«Non sono sorpreso -afferma l’assessore alla cultura- di vedere così tanta gente. Conosco Diana e fin dall’inizio ebbi la sensazione di una persona generosa e mite. Persone come lui contribuiscono alla crescita della città. È per merito loro che si rivaluta il nome di Aprilia che di certo, oggi, non è considerato un esempio glorioso e edificante».
L’intervento di Pedrizzi è stato sintetico e ha puntato sull’identità culturale.
«Mi ha colpito -dichiara il senatore- il termine usato da Tozzi per questo libro, un -album di famiglia-. Così dovremo intendere la comunità cui ciascuno appartiene: una famiglia che si sviluppa nel tempo e nello spazio e come tutte le famiglie non può dimenticare la sua storia e le proprie radici. In questo oceano, ora siamo cittadini europei, dobbiamo sentirci consapevoli di avere un’identità e di appartenere ad una storia e ad una cultura che è stata di esempio per millenni».
Ultimo a parlare è stato il sindaco Luigi Meddi. Un discorso, il suo, che non ha mancato di essere pungente sulle scelte politiche e individuali passate.
«Mi ha colpito ciò che ha scritto Diana nell’introduzione. -conclude il Sindaco- Lui, come tanti altri, ha tentato di percorrere la storia della nostra città. Certo ci sono diversi modi di leggere la storia di una città. Diana ha preferito la cartolina, l’immagine. Non è un fatto di raccolta, è una scelta, il mettere una foto invece che un’altra, una scelta che rispecchia la personalità. Ciò che ne viene fuori è una città ricostruita forse male, per la mancanza di una cultura, una strategia, forse non per colpa di singoli, forse perché è prevalso a volte un interesse particolare invece che generale e non seguendo certi canoni urbanistici. Il nostro territorio è stato il prodotto di una spontaneità, e compromesso da una serie di iniziative individuali. Spero che questo diventi un momento affinché la politica abbia una sorta di riscatto in questa città e possa costruire, nel tutelare il passato e la memoria, una città anche urbanisticamente migliore. Aprilia ha bisogno di riqualificazione, di ristrutturazione. Questa è una piccola sfida per restituire dignità al nostro territorio, molte volte, purtroppo, sacrificato».
Rita Bittarelli
|