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Roma. Un italiano tra Napoleone e i Sioux. Pier Luigi Battista: «Beltrami, un pragmatico che seppe anche sporcarsi le mani con la realtà»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Pier Luigi Battista, scrittore ed editorialista del quotidiano La Stampa, in occasione della presentazione del volume di Luigi Grassia «Un italiano tra Napoleone e i Sioux» presso la Sala Ungari di Villa Medici "Il Vascello" in un incontro a cura del Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani, la Massoneria italiana, cui hanno partecipato, con l'autore, anche Bernardino Fioravanti, il Gran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi e Claudio Gorlier, critico letterario, Ordinario di Letteratura dei Paesi di Lingua Inglese all’Università di Torino. Un saggio dedicato a Giacomo Costantino Beltrami, rappresentante di quell'Italia che tentò una apertura all'esterno... «Un italiano atipico. Curioso, rappresentante di un mondo che vuole liberarsi dagli schemi e dal peso del passato. Capace di ritrovare una misura che va oltre la Tradizione, la integra, la perfezione con l'esplorazione. Il tutto fa tutt'uno con la sua statura politica Ma Beltrami non è solo un simpatico "trasgressivo", che un giorno va in America alla ricerca della Pietra Filosofale, ma anche un grande politico del periodo napoleonico». Un pragmatico che vuole sporcarsi le mani con la realtà? «Sì, un uomo che non mette in contrapposizione la poesia e la politica, la ricerca e l'amministrazione delle cose. Nessuna incompatibilità tra poesia e vita, tra ricerca e amministrazione. Una figura piena di contraddizioni, come è giusto che sia».

Elisabetta Rizzo

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