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Roma. Un italiano tra Napoleone e i Sioux. Massimo Bianchi: «Le storie minori arricchiscono e fanno comprendere meglio la storia maggiore»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Massimo Bianchi, Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani. Presso la sede romana di Villa Medici "il Vascello" si è tenuto un incontro con Luigi Grassia, giornalista del quotidiano La Stampa, autore di un volume su Giacomo Costantino Beltrami dal titolo «Un italiano tra Napoleone e i Sioux». Un incontro – che tra qualche settimana sarà disponibile integralmente on-line su ParvapoliS – a cui hanno partecipato, con l'autore, anche il suo collega di testata Pier Luigi Battista, il responsabile del Servizio Biblioteca, che sta curando gli incontri, Bernardino Fioravanti, e Claudio Gorlier, critico letterario, Ordinario di Letteratura dei Paesi di Lingua Inglese all’Università di Torino. Beltrami, Massone e Libero Pensatore. Ma la storiografia ufficiale manovra le luci e le ombre della storia mettendo in queste ultime la sua storia... «Ci sono molte ragioni. Il nostro Paese è stato dominato, nel novecento, da ideologie che non hanno mai visto di buon occhio la Massoneria. Il fascismo, il clericalismo, il comunismo. Hanno fatto presto a prendere fatti e persone e dall'elenco dei buoni metterle in quello dei cattivi. E Beltrami è finito nella parte sbagliata. Come la Massoneria. Credo che Grassia abbia fatto un'opera egregia. Scrivere un libro su un personaggio comunque minore indica una via. Quante storie minori arricchiscono e fanno comprendere la storia maggiore? In questa Italia fatta di tante originalità, la riscoperta di storie e culture può fare meglio comprendere il nostro Stato Unitario. Beltrami è un personaggio particolare. Vive il suo tempo. Ha, come i Massoni, la voglia di scoprire, di venire a contatto con nuove realtà. È un curioso, diciamo. E questa curiosità lo porta lontano. È un po' come la nostra iniziazione. Il percorso iniziatico non dovrebbe finire mai. Questo libro è un libro gradevole, interessante». Molti hanno visto un percorso iniziatico anche nella "favola" di Pinocchio... «È un dibattito che dura da parecchi anni. Collodi ha avuto frequentazioni massoniche e ci pare che molti temi e motivi, il contrasto tra bene e male, il gabinetto di riflessione, il burattino che vuole diventare bambino, suggeriscano queste "influenze". Molti studiosi si sono cimentati su questo tipo di interpretazione». Quella Massonica è una storia prestigiosa, ricca di "fratelli" come Mozart, Goethe, Fichte, Voltaire, Carducci. Eppure ancora oggi il percorso iniziatico non viene compreso dai più. È ancora forte il pregiudizio su quel "segreto massonico" che non riesce a mostrarsi per il suo valore noetico, conoscitivo... «Per qualche verso è un po' colpa nostra. Ci siamo mostrati poco e rinchiusi in noi stessi. Il "segreto" è stato così facile pretesto per le ideologie che non ci vogliono bene, quelle di prima, per attaccarci. La Massoneria, il Regno del Dubbio, della Curiosità, della Ricerca del "Segreto", il Regno che ha dato nel settecento e nell'ottocento il meglio della cultura europea, è sempre stata antipatica ai fondamentalismi e agli integralismi di ogni genere. Per non essendo e non essendo mai stata una religione, né, Dio ce ne scampi, un partito politico. Ora stiamo cambiando. Con la Gran Maestranza di Gustavo Raffi ci stiamo aprendo di più alla società. Citiamo lo slogan della Gran Loggia di Rimini di due anni fa: «La Massoneria cambia le idee del mondo. Cambia le tue idee sulla Massoneria». Così possiamo andare orgogliosi della nostra storia, del nostro prestigio. Oggi siamo più liberi di essere riservati, perché più conosciuti».
Elisabetta Rizzo
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