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Latina. Premio Immagine. Normanno Soscia: «L'occhiolino che faccio alla cultura classica serve a sottolineare il grave declino della nostra civiltà»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Normanno Soscia, pittore. Nato ad Itri, dve vive e lavora, ha studiato presso l'Istituto d'Arte di Napoli. Ha esposto in tutto il mondo, da Amsterdam a Bruxelles, da New York a Chicago, da Sousse (Tunisia) a New Orleans. Potremmo definire l'uomo della sua pittura l'individuo che guarda al passato dell'universo pompeiano rivivendone valori, insegnamenti, alla luce delle crisi e delle lacerazioni contemporanee... «Sì, è proprio così. L'occhiolino che faccio alla cultura classica non è soltanto un fatto di nostalgia ma il prendere in considerazione di questo mondo straordinario che col tempo si è disgregato fino ai nostri tempi precari, laceranti e lacerati. Questo mio appropriarmi di temi di reperti archeologici, romani e non, serve a rappresentare la frammentazione, e non solo fisica, dell'uomo di oggi». Quindi il suo stile è legato sì al declino della civiltà classica, ma anche al declino dell'individuo... «Questa drammaticità è quasi in filigrana. Io aspiro ad una leggerezza di fondo». Ma un altro elemento caratteristico della sua arte è il tempo, un tempo che passa, che graffia. Un tempo che lei rappresenta con l'intonaco... «Nella pittura murale c'è tutto l'omaggio alla cultura classica. Questa materia che il tempo sembra quasi cancellare, in realtà l'arricchisce, come pelle sulla pelle».

Elisabetta Rizzo

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