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Latina. 70esimo. Pino Rauti: «Sembra incredibile ma spesso si vuole distorcere la storia di Littoria». Il "fascio e martello" di Antonio Pennacchi

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Pino Rauti, presidente nazionale del Movimento Sociale - Fiamma Tricolore e direttore del quotidiano Linea, a Latina per il suo 70esimo in uno degli appuntamenti più degni e più pieni di un "calendario" di "festeggiamenti" per la verità un po' scialbo e sbiadito. Il Circolo Culturale Luigi Razza ha organizzato quello che è stato un po' l'unico vero evento della giornata: la proiezione del film "Camicia nera" di Gioacchino Forzano. Il film è ambientato nelle paludi pontine e narra la storia di una famiglia di lestraioli, dalla prima guerra mondiale alla crisi del 1929 e termina con un eccezionale documento storico: il discorso di Benito Mussolini per l'inaugurazione di Littoria. Latina, una città giovane. Ma le sue fondamenta poggiano su un passato importante, comunque prestigioso... Ma la storia ce la racconta in modo diverso... «Sembra incredibile ma persino quella di Littoria viene distorta o comunque non viene vista nel suo contesto preciso. L'Unità, il giornale dei Diesse, ha dedicato grande spazio alla manifestazione che abbiamo tenuto. Criticandola e contestandola anche se, ha concesso che il Fascismo, se fosse solo la Bonifica dell'Agro Pontino, non si dovrebbe archiviare come esperienza storica negativa. Ebbene, noi abbiamo invece risposto, con la nostra iniziativa, che il Fascismo è stato anche tante altre cose». Littoria è nata come modello organizzato, ma oggi c'è la cultura di gruppo? «C'è stato il primo dopoguerra. C'è stata la democrazia cristiana. Eppure Littoria ha mantenuto una sua specificità. Pochi sanno che su Littoria ci sono numerose tesi di laurea, all'estero, anche nei paesi dell'Europa orientale. C'è un grosso interesse a livello culturale e storiografico. Oltretutto, nella più importante rivista di geopolitica, Limes, edita dal gruppo La Repubblica-L'Espresso, l'intellettuale di punta di queste zone, lo scrittore Antonio Pennacchi, scrive degli articoli sulle città del regime e sulle zone rurali. Pennacchi, un comunista, si è un po' innamorato dell'argomento. È venuto all'appuntamento del Circolo Luigi Razza e noi lo abbiamo pubblicamente elogiato per il suo lavoro. Due numeri fa c'è una cartina di Pennacchi con gli insediamenti dei borghi rurali in Sicilia. Lui parla di "fascio e martello". Mussolini gettò la maschera e ordinò l'assalto al latifondo siciliano, sequestrando le terre alla borghesia. Antonio Landolfi, un altro studioso di sinistra, sostiene che fu proprio quel giorno del 1943 che ci fu un revival di Mussolini in materia sociale. Il Duce voleva dare una svolta in questo senso ancora prima della RSI. Questo dimostra quanto fu importante la grande impresa di Littoria». Latina non potrà mai riappropriarsi della sua storia negata, del suo passato? «Se fosse per me... Noi abbiamo proposto un referendum per il ripristino del nome originario. È giusto che ogni cosa sia riportata alla sua origine. Ogni città deve avere un'anima, scrisse Calvino. Non vogliamo fare nostalgismo. Senza preconcetti di natura ideologica, si possono trovare cose interessante...». Il film che avete proposto. Un omaggio alla città? «Forzano è un maestro di un certo tipo di cinema. Forse un antesignano del neorealismo italiano. La bonifica dell'agro fu il punto più alto di quelli che De Felice definì gli anni del consenso perché come disse Mussolini in una scena applauditissima "questa è stata una vera e propria guerra e questa è la guerra che preferiamo fare". Purtroppo però il Fascismo di guerra ne fece anche un'altra».

Elisabetta Rizzo

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