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Latina. 70esimo sotto tono. Una festa in piazza fredda e inutile. L'ultima di una serie di iniziative discutibili e qualche
volta costose
Un capodanno così e così. Senza infamia, senza lode. E soprattutto
senza nemmeno tanto pubblico. Si applaude più per il freddo che per
l'entusiasmo. Il Capodanno del settantesimo è come tutto il resto.
Un registro delle buone intenzioni. Una volontà programmatica che
puoi condividere sulla carta. Ma che ti delude puntualmente.
Mancano i nomi, mancano le idee, manca – soprattutto – una omogeneità
e una tipicità delle proposte. In compenso se ne vanno tanti soldi.
Come i cento milioni e passa della mostra di Sartorio che ha avuto
più critiche che visite. Come un concerto di Gino Paoli tra i più
cari d'Italia, che pure ha avuto soldi pubblici. E che è stato
spacciato per evento clou del 18 dicembre.
Per non parlare di «Palco Comico», una rassegna inserita nell'ambito
del 70esimo. Vedere uno spettacolo costa l'ira di Dio (anche oltre i
50 euro), in compenso ti vengono pure a raccontare che un euro viene
dato in beneficenza. E tu non puoi che commuoverti dinnanzi a tanta
natalizia generosità. Di questo passo venderemo un rene per andare
a vedere l'ultimo spettacolo della stellina di turno. Ma lo faremo
sorridendo, al pensiero che dieci centesimi verranno dati ad una
associazione di volontariato.
Da un sindaco che ha sempre parlato di orgoglio di appartenenza
ci saremmo aspettati di più. Anzi, da un 70esimo ci saremmo aspettati di più. La proiezione del film di Storaro sulle città
di fondazione. Un'adeguata valorizzazione di una risorsa preziosa quale
Massimiliano Vittori e la sua casa editrice, Novecento. Per mostre ed
incontri quotidiani. Un coinvolgimento di un gigante culturale come
Antonio Pennacchi, piaccia o non piaccia ai suoi epigoni è l'unico che scrive
della nostra storia su una rivista nazionale, del gruppo La Repubblica-L'Espresso: Limes. Un dibattito, anche serrato, anche appassionato
sulla nostra identità, su Littoria. Un dibattito fortemente voluto, da
intellettuali, partiti politici e associazioni. Le iniziative di Tommaso Stabile. Un Pino Rauti ignorato dai media. Decine di nomi. Ecco, il calendario
che avremmo voluto. Quotidiano, omogeneo, di alto livello culturale.
Niente di tutto questo c'è stato. E non è restato altro da fare che tentare di consolarsi con un
mediocre spettacolino di paese con Alexia e Syria, le renne e i panettoni. Altri brividi per la stampa
locale. E ancora una volta solo di freddo.
Mauro Cascio
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