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Roma. "A Pelle" all'Argot. Alessandra Fallucchi: «È difficilissimo congelare gli umori ed i nervosismi della giornata e non portarli in scena»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Alessandra Fallucchi. La prima cosa che noti è la bellezza, il magnetismo dello sguardo. Poi la vedi sulla scena e ti sorprende. Sei diplomata all'Accademia Nazionale di Arte Drammatica. Hai iniziato facendo tante cose, anche televisione: "Camici bianchi", "Un medico in famiglia", "Santa Cecilia" di Isabel Russinova... Come ricordi questa esperienza? «Santa Cecilia è stato un progetto prodotto dalla Rai e nato per il Giubileo, non so nemmeno se sia mai andato in onda. Io almeno non l'ho mai visto. So che sono uscite delle cassette». Hai fatto anche tanto teatro, ti ricordiamo al Politecnico... Tra cinema e televisione lo preferisci? «Non vorrei dire una cosa banale. È a momenti, secondo alcuni percorsi ed itinerari. Adesso per esempio mi divertirebbe fare cinema. Avendo fatto tanto teatro ho la curiosità di fare cose diverse. Prendetela come un'urgenza di cambiamento». Quanto della tua esperienza quotidiana si trasferisce in scena? «Io parto sempre dal testo. La mia interpretazione poi è vincolata dalla regia». E i tuoi umori giornalieri? «Caspita, direi di sì. È una delle cose più difficile congelare le emozioni o incanalarle là dove è opportune. Spesso ci si affida alla magia delle parole». Tu nella scena sei molto "aggressiva". Nella vita privata? «È il contrario. Sono aggressiva, estroversa. Sul lavoro assolutamente no».

Claudio Ruggiero

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