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Latina. "Giovanna D'Arco" al Palacultura. Lina Sastri: «Ho voluto
rendere la sua passionalità, la sua vigliaccheria, spregiudicata
e contadina»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Lina Sastri al Teatro
Gabriele D'Annunzio per il terzo spettacolo della Stagione di Prosa:
«Processo a Giovanna»
Un testo non facile, dedicato a Giovanna D'Arco. Un po' in controcorrente, considerato che ormai molti vanno a teatro per ridere...
«Io sono contenta. È stata una scommessa importante perché
è un testo di parola, di emozione, che parla di un grande
atto di ingiustizia. Una riduzione dagli atti storici del processo,
intermezzati da episodi drammaturgici per parlare della sua
passionalità, della sua vigliaccheria, contadina, coraggiosa,
spregiudicata, modernissima e affascinante al tempo stesso».
Un anelito alla libertà. Ci viene in mente Galileo Galilei,
Giordano Bruno, altre vittime della chiesa cattolica...
«Il processo di Giovanna fu un processo politico. Lei fu abbandonata
dal popolo che aveva salvato. Sei sempre tradito dalla gente che
ami: è sempre così». Il teatro per te è stata un'ostinazione forte.
Hai cominciato presto, a sedici anni... «Il teatro è una vocazione.
Se ci pensi è fuori tempo. Solo con la passione lo puoi alimentare».
E la tua carriera è stata coronata di premi e riconoscimenti.
Ma hai fatto anche del cinema. Che differenza c'è? «Il teatro viscerale. Il cinema è più controllato, appartiene però a chi guarda nella macchina. Non sono io a scegliere la mia immagine, la mia luce.
Il cinema resta. Il teatro no. Io amo il teatro perché non resta».
Lo spettacolo resta dentro... «Esatto, con le emozioni che ha suscitato. Il teatro infine può sollevare popoli. Insomma: è molto pericoloso».
Claudio Ruggiero
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