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Latina. La giornata della Memoria. Paola Pece: «Papà mi disse: "Non dire che tua madre è ebrea, perché te la portano via". Io non capivo. La sera andavo a letto piangendo e pregavo Dio che mi lasciasse la mamma»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Paola Pece, figlia di una donna ebrea scampata dalla persecuzione nazista. Ci vuole raccontare come avete vissuto quel periodo? «Mi ricordo che mio padre mi disse: "Non dire che tua madre è ebrea, perché te la portano via". Io non capivo. La sera andavo a letto e pregavo Dio che mi lasciasse la mamma». Un periodo di grande paura e di incertezza... «Di grande paura. Ed io quella paura non l'ho più vinta. Non andrà mai vita». Com'è possibile resistere? «Amando Dio e gli uomini, ma non si può dimenticare. Bisogna testimoniare ai giovani». Cosa vuol dire antisemitismo? Sua mamma cosa diceva? «Io l'ho saputo alla fine della guerra. In casa di arrivavano delle cartoline da dei parenti di Trieste. "Aiutateci, aiutateci"». L'antigiudaismo cristiano ha contribuito a creare la mentalità del genocidio? «Sicuramente. Ci sono responsabilità anche da parte della Chiesa. Alcuni cattolici hanno ritenuto gli ebrei deicidi». È possibile una convivenza pacifica tra religioni e gruppi religiosi? «Sì. Soltanto con l'amore di Dio e con il riconoscere che l'altro è una creatura di Dio e ha la sua identità». Il nazismo fu sostanziato dal "disprezzo della differenza"... «Una ideologia che voleva la razza pura». Sua mamma era in definitiva macchiata di un "peccato" che non riusciva a capire... «Ma è riuscita a non odiare nessuno. E anche io, in questo, ho preso da lei». Come ricordare la Shoà? «Le testimonianze sono importanti. Ma ho paura che tra 40 o 50 anni non serviranno più a nulla. Dobbiamo educare l'uomo in modo diverso. Lo dobbiamo obbligare a cercare la sua umanità. Ed un principio etico comune: l'uguaglianza nella diversità». Lei condanna ancora chi in Italia ha rappresentato e rappresenta l'ideologia fascista? «Sì. Oggi non ci sono alternative alle società aperte, democratiche e pluralistiche».

Elisabetta Rizzo

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