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Latina. Il capoluogo laboratorio del Simec, la moneta alternativa.
Giacinto Auriti: «Dobbiamo riprenderci la proprietà dei nostri soldi»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Giacinto Auriti,
ex docente di quattro cattedre di Giurisprudenza,
cofondatore dell'Università di Teramo, nominato
al Nobel per l'Economia. Che cos'è il Simec e a che
cosa serve? «Il Simec è misura del valore e valore della
misura. Perché ogni unità di misura ha la qualità corrispondente
a ciò che deve misurare. Il metro ha la qualità della lunghezza
perché la misura. Ora, con la teoria del valore
indotto non serve la riserva. Prima la moneta aveva valore
perché c'era una certa quantità d'oro depositata in banca.
La banca su esibizione della banconota poteva pagare, a richiesta,
in oro. Oggi invece non solo è stata abolita la convertibilità
ma anche la riserva. Dal 15 agosto del 1971 le banche non fanno
altro che le aziende tipografiche. Mentre il tipografo guadagna
in rapporto al valore della carta stampata, la banca si mette in tasca
la differenza tra costo tipografico e valore nominale della moneta.
Questo maggior valore deve andare in tasca al cittadino. Noi ci dobbiamo
riprendere la proprietà dei soldi nostri. È su questo principio che
è nato il Simec. Su ogni banconota del Simec c'è infatti scritto:
"proprietà del portatore". C'è anche scritto: "Non bene pro toto
libertas venditur auro", "Non è un bene vendersi la libertà per
tutto l'oro del mondo". Noi vendiamo il Simec con spirito di povertà.
La gente lo ha capito: la moneta ha valore per il solo fatto che noi
ci mettiamo d'accordo sul fatto che lo abbia. Vogliamo creare una moneta
per attuare un diritto della persona con contenuto patrimoniale».
Può esserci un intervento della Banca Centrale? «No. Noi daremo
ai Comuni gratuitamente x Simec. Non ci sono possibilità di speculazione».
Ma in Argentina è intervenuta la Banca Centrale... «Noi abbiamo un argomento
in più: la collettività nazionale».
Massimo Perrone
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