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Latina. «Caruso». Katia Ricciarelli: «Fu Gianpaolo Cresci a farmi conoscere
la vostra città. Mi piace il vostro modo di vivere "giovanile"»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Katia Ricciarelli, a Latina per lo
spettacolo «Caruso», uno dei fiori all'occhiello della Stagione di Prosa
pontina. Un Musical che lei sta protando avanti da sei mesi a questa parte...
«Sì, in effetti questa è la replica numero 101. Siamo molto contenti di celebrarla qui.
Un modo assolutamente diverso di fare musica, nella speranza di avvicinare i giovani
alla cultura. Spesso si crede che il nostro sia uno spettacolo di sola musica lirica.
E invece no. C'è pop, rap, musica tutta nuova, insomma». È più difficile impersonare
un personaggio in un'Opera lirica oppure in un musical? «Per me entrambe le cose.
Qui faccio un personaggio che non è mio, come nel Melodramma». Chi è più
contento di questa operazione, il pubblico o i critici? «Tutti e due. Il pubblico
è sempre caldo ed affettuoso e la critica è sempre stata generosa». Questa è la terza
volta che viene a Latina, che ne pensa della nostra città? «Io avevo un amico,
Gianpaolo Cresci. Fu lui a portarmi qui per la prima volta. C'è un modo giovane
di vivere. Mi diverte». Lei ha lavorato con importanti direttori d'orchestra.
Ricordiamo, su tutti, Herbert von Karaian, Zubin Mehta, Claudio Abbado. Chi è
stato tra questi il più carismatico? «Sicuramente von Karaian».
Claudio Ruggiero
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