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Latina. "Un marito ideale". Debora Caprioglio: «Il secondo omaggio ad Oscar Wilde
dopo il successo dell'anno scorso. Non ci sarà una terza volta»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Debora Caprioglio, un altro dei grandi nomi
che ha impreziosito la nostra stagione di prosa.
"L’importanza di chiamarsi Ernesto" di Oscar Wilde, è il primo spettacolo di prosa per
numero di spettatori nella stagione invernale 2001/02. Interpretato da Geppy Gleijeses e
Debora Caprioglio, con la partecipazione di Lucia Poli, diretto da Mario Missiroli e
prodotto dal più giovane Teatro Stabile d’Italia, lo Stabile di Calabria, "il successo
di quello spettacolo fu la prova che è ancora possibile coniugare qualità e quantità".
"Un marito ideale", in scena questo week end al D'Annunzio di Latina, è la terza e
ultima delle cosiddette “commedie salottiere” (o society dramas) di Oscar Wilde, composte e
andate in scena in un breve lasso di tempo.
In tutti e tre i drammi, apprezzatissimi alla loro epoca, anche se più dal pubblico che
dalla critica, Oscar Wilde, celebre conversatore, stella dei banchetti, offrì qualche gemma
del suo repertorio introducendo un personaggio nuovo rispetto a quelli consueti del genere,
affidandogli le funzioni di suo portavoce: in "Un marito ideale" è il dandy Lord Goring,
instancabile confezionatore di epigrammi nuovi e scintillanti. Delle tre, comunque,
"Un marito ideale" è il capolavoro.
Non solo è quella costruita con più cura, è anche la più corposa, con i suoi quattro
atti; quella con il maggior numero di personaggi di rilievo; quella in cui è meglio
realizzata la fusione tra la comicità assurda che già guarda all’ "Importanza di chiamarsi
Ernesto" e la trama “seria”. È anche quella in cui un impegno di fondo sottolinea con più
efficacia l’ostentata frivolezza del tono.
Ma l’elemento più originale di queste commedie, e quello che le rende particolarmente
interessanti ancora oggi, è che i contemporanei, abbacinati e divertiti, fecero più
fatica a distinguere, con poche eccezioni, è la natura paradossale di quanto vi avviene:
Sir Robert Chiltern, integerrimo giovane statista dal fulgido futuro, sposato con Lady
Gertrude Chiltern, esempio di bellezza e moralità, viene ricattato dall’avventuriera
Mrs Cheveley, ma è infine salvato dall’intervento del perdigiorno Lord Goring che,
pur sembrando occuparsi solo del fiore da mettersi all’occhiello, si rivela
all’occorrenza molto più saggio e affidabile del futuro primo ministro, il quale ha
un enorme scheletro nell’armadio, ma, morale inquietante nonchè
paradossalmente ineccepibile, è, come responsabile di cose pubbliche,
preferibile a qualcuno che non sia mai uscito dalla retta via: il peccatore riformato è
migliore, piu' temprato del moralista mai indotto in tentazione.
Claudio Ruggiero
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