Sabato 01/06/2024 
Parvapolis
categorie
Home page
Appuntamenti
Cronaca
Cultura
Economia
Politica
Sport


Parvapolis >> Economia

Latina. Articolo 18 e disinformazione. Per far sì che la stampa ne parli bisognerebbe organizzare un furto al bar all'angolo del centro congressi

Entra nel vivo la battaglia referendaria sull’articolo 18, ma quasi nessuno ne è al corrente. Questo il dato più clamoroso che emerge dal sondaggio realizzato da Datamedia per conto della Confcommercio, una delle promotrici del comitato per il “no” all’estensione della salvaguardia che affosserebbe parte dell'economia italiana a causa di un fortino di privilegi per una sola classe sociale che non ha più ragione di esistere. Il 65,2% del campione interpellato da Datamedia non è al corrente che presto si andrà a votare per il referendum promosso da Rifondazione Comunista e dalla sinistra della Cgil. Una percentuale, questa, di poco inferiore al 65,5% dell’ultima rilevazione (18 febbraio) e che rivela sostanzialmente due cose strettamente interdipendenti: la televisione – rispetto alla carta stampata – ha finora dedicato poco spazio alla campagna referendaria e gli italiani – che notoriamente leggono poco i giornali – per circa due terzi ignorano totalmente l’esistenza del referendum. Basta vedere anche l'informazione locale. Per costringere i media pontini a dare notizia di un incontro a livello nazionale svoltosi nel capoluogo bisognava solo organizzare un furto alla gelateria all'angolo della sala conferenza o un incidente stradale proprio lì davanti. Da ciò consegue che sarà molto difficile raggiungere il quorum (50% dei votanti più uno). Infatti, stando alle risposte del campione, quasi la metà degli italiani, una volta saputo del referendum, non sa se andrà a votare o meno (45,5%, contro il 42% del 18 febbraio) e ben l’11,7% risponde con sicurezza che sicuramente non andrà a votare (11,5% il 18 febbraio scorso). A questi ultimi e agli indecisi si somma poi un 5,6% (era il 5% il 18 febbraio) del campione che ha risposto che probabilmente non voterà, mentre solo il 22,4% (era il 25% nella precedente rilevazione) ha risposto che sicuramente voterà e il 14,8% (era il 16,5%) che probabilmente voterà. In sostanza, risulta in calo la percentuale di quanti si receranno con sicurezza o con buone probabilità alle urne (37,2% contro il 41,5% di febbraio), cresce la percentuale di coloro che probabilmente o sicuramente non voteranno (17,3% contro il 16,5% di febbraio) e cresce anche il numero degli indecisi (45,5 contro il 42%). È un primo effetto della campagna per il “no” promossa da Confcommercio, tesa a dimostrare che l’estensione dell’art.18 alle piccole imprese sarebbe disastrosa per l’economia e l’occupazione? Presto per dirlo, anche se si nota un primo scostamento sulle preferenze di voto. Dai dati risulta chiaro che se il referendum riuscirà a raggiungere il quorum, i sì vinceranno a “mani basse”: le ideologie "liberal" e anti-sindacaliste convincono oltre il 73%.

Mauro Cascio


PocketPC visualization by Panservice