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Latina. Articolo 18 e disinformazione. Per far sì che la stampa ne parli bisognerebbe
organizzare un furto al bar all'angolo del centro congressi
Entra nel vivo la battaglia referendaria sull’articolo 18, ma quasi nessuno ne è al corrente.
Questo il dato più clamoroso che emerge dal sondaggio realizzato da Datamedia per conto
della Confcommercio, una delle promotrici del comitato per il “no” all’estensione della
salvaguardia che affosserebbe parte dell'economia italiana a causa di un fortino di privilegi
per una sola classe sociale che non ha più ragione di esistere.
Il 65,2% del campione interpellato da Datamedia non è al corrente che presto si andrà a
votare per il referendum promosso da Rifondazione Comunista e dalla sinistra della Cgil.
Una percentuale, questa, di poco inferiore al 65,5% dell’ultima rilevazione (18 febbraio) e
che rivela sostanzialmente due cose strettamente interdipendenti: la televisione – rispetto
alla carta stampata – ha finora dedicato poco spazio alla campagna referendaria e gli
italiani – che notoriamente leggono poco i giornali – per circa due terzi ignorano
totalmente l’esistenza del referendum.
Basta vedere anche l'informazione locale. Per costringere i media pontini a dare notizia
di un incontro a livello nazionale svoltosi nel capoluogo bisognava solo organizzare un
furto alla gelateria all'angolo della sala conferenza o un incidente stradale proprio lì
davanti.
Da ciò consegue che sarà molto difficile raggiungere il quorum (50% dei votanti più uno).
Infatti, stando alle risposte del campione, quasi la metà degli italiani, una volta saputo
del referendum, non sa se andrà a votare o meno (45,5%, contro il 42% del 18 febbraio) e
ben l’11,7% risponde con sicurezza che sicuramente non andrà a votare (11,5% il 18 febbraio
scorso). A questi ultimi e agli indecisi si somma poi un 5,6% (era il 5% il 18 febbraio) del
campione che ha risposto che probabilmente non voterà, mentre solo il 22,4% (era il 25%
nella precedente rilevazione) ha risposto che sicuramente voterà e il 14,8% (era il 16,5%)
che probabilmente voterà. In sostanza, risulta in calo la percentuale di quanti si receranno
con sicurezza o con buone probabilità alle urne (37,2% contro il 41,5% di febbraio), cresce
la percentuale di coloro che probabilmente o sicuramente non voteranno (17,3% contro il 16,5%
di febbraio) e cresce anche il numero degli indecisi (45,5 contro il 42%). È un primo effetto
della campagna per il “no” promossa da Confcommercio, tesa a dimostrare che l’estensione
dell’art.18 alle piccole imprese sarebbe disastrosa per l’economia e l’occupazione?
Presto per dirlo, anche se si nota un primo scostamento sulle preferenze di voto. Dai dati
risulta chiaro che se il referendum riuscirà a raggiungere il quorum, i sì vinceranno a
“mani basse”: le ideologie "liberal" e anti-sindacaliste convincono oltre il 73%.
Mauro Cascio
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