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Roma. Giustizia e Reati d'Impresa. Pierluigi Vigna: «Le imprese non si espandono per non alterare l'equilibrio economico che la Mafia ha imposto»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Pierluigi Vigna, Procuratore Nazionale Antimafia. Esiste secondo lei una nuova frontiera della criminalità in termini di "alterazione" del mercato? «Sì. Perché ormai l'impresa gestita direttamente dal mafioso si è trasformata in un'impresa a partecipazione mafiosa, cioè l'inserimento di capitali di mafia, tramite intermediari, anche in imprese che nascono come imprese legali. E questo può avvenire, con l'acquisto di azioni, di quote, addirittura all'insaputa di coloro che amministrano le società. A volte però assistiamo anche a richieste esplicite da parte di imprese in crisi. E in tempi di forte crisi come questi, la Mafia è avvantaggiata». Ma secondo lei può esserci una sorta di autocondizionamento dell'imprenditore che per evitare contatti con situazioni illecite limita la sua crescita? «Sicuramente sì. In certe zone gli imprenditori volontariamente non si espandono quanto potrebbero per non alterare l'equilibrio economico che la Mafia ha imposto».

Elisabetta Rizzo

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