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Latina. Il Fasciocomunista. Antonio Pennacchi: «Voi di ParvapoliS, per favore, piantatela
con i radicali. Siete antioperai e antisindacalisti...»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Antonio Pennacchi, l'esponente culturale più
illustre della provincia pontina. Dopo tre romanzi Donzelli – «Mammut»,
«Una nuvola rossa» e «Palude» – collaborazioni col gruppo de La Repubblica -
L'Espresso («Corda» su Micromega e una rubrica fissa su Limes), dopo interventi
e racconti su media locali (tra cui La Piazza, Ego e ParvapoliS, in cui ha
condotto la rubrica "Tele Littoria" e realizzato un Cd Rom Multimediale
sul mondo della cultura pontino), dopo un film prodotto da Telepiù in cui interpreta
la parte di se stesso (per la regia di Gianfranco Pannone, vincitore del Torino
Film Festival) Pennacchi approda alla più importante casa editrice italiana,
la Mondadori, con il romanzo «Il Fasciocomunista – Vita scriteriata di Accio
Benassi». Una analisi di quegli anni enigmatici, difficili, quel 68 di cui ancora
oggi si parla, rivisitati col senno di poi. Lei parla di una civilizzazione che
viene intravista, una sorta di maturazione che ha portato, oggi, ad un
dialogo tra fascimo e comunismo... «No. Io non ho fatto un libro di storia.
Non volevo fare un libro di storia perché i libri di storia sono pallosi.
Io ho scritto un romanzo d'avventura. La storia di un ragazzo a cui capitano
un sacco di cose, alcune belle e alcune brutte, raccontata in tono divertente.
È un po' come l'Huckeberry Finn di Tom Sawyer, solo che questo fa l'Huckeberry Finn
del '68. Lui nel '68 ci si è divertito. Anche se preferiva di gran lunga il 69».
Nella presentazione del suo libro, organizzata dal centro studi Nova Polis, c'è
stato un grande dibattito, ci sono stati molti commenti, qualcuno ha parlato
anche come di una sorta di riconciliazione tra gli opposti schieramenti degli anni
di piombo...
«Guardi di quello che c'è stato in sala non me ne frega niente. Io ho scritto un libro.
La gente lo deve leggere. L'importante è questo. E spero anche che gli piaccia.
Poi, commentassero come gli pare. Il mestiere mio è raccontare storie, non presentarmi
alle elezioni». Niente politica, dunque... «No, parliamone. Un piccolo appunto a voi
di ParvapoliS. Fatela finita coi radicali, non ci si può più collegare. State sempre
a parla' dei radicali. E basta. Voi radicali siete agenti della CIA, per piacere,
fatela finita. Antisindacali, antioperai, contro l'articolo 18. Piantatela».
Claudio Ruggiero
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