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Cisterna. Il sorriso al tempo della Guerra. Giobbe Covatta: «Non credo ci sia
niente di così serio al mondo da non poterci scherzare su»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Giobbe Covatta.
Venti di guerra, telegiornali che dettagliano su battaglie
e perdite, gli scontri con la Guardia repubblicana di Saddam.
Fare ridere non è mai stato così difficile...
«Io faccio il comico. Provo a far ridere il prossimo mio come me
stesso. A volte esprimo le mie opinioni, nel modo meno noioso possibile,
che però sono e rimangono
le opinioni di un clown. Hanno un valore relativo, minimo.
Quindi non chiedetemi: che messaggi porti? Nessuno. E che faccio io?
Il messaggero?». Il tuo atteggiamento è però critico sull'America.
Se è giusto riconoscere un ruolo comunque portatore di libertà,
di democrazia, di "pace", per quanto paradossale possa sembrare difendere
la pace con le bombe, non ti è piaciuto il fatto che l'Onu sia
stato di fatto scavalcato... «Sì, questo è quanto dico negli spettacoli.
Ma non credo di convincere nessuno. Se qualcuno fa di sì con la testa è
perché la pensava così anche prima che lo spettacolo iniziasse.
Non credo ci sia niente di così serio da non poterci scherzare su. In passato
ebbi problemi pure con la chiesa cattolica per questo mio modo eterodosso di
avvicinarmi a certe realtà e a certi argomenti».
Parliamo dei pacifisti. Buona parte del movimento è
stato accusato di essere confusionario e poco propositivo.
Ci sono state anche forti strumentalizzazioni politiche...
«Quella gente per strada sottolinea il fatto che non è d'accordo.
Esprimono una posizione.
Che non sarà magari ascoltata, magari non non sarà nemmeno giusta, ma
sappiamo almeno che c'è».
Basta parlare di guerra. A Cisterna hai inaugurato il Teatro «Tres
Tabernae» con "Corsi e ricorsi... ma non arrivai (il commosso viaggiatore)"...
«Sì, non lo sapevo. Me ne sono accorto dalle autorità presenti.
C'era il Sindaco, il prete, il Comandante dei Carabinieri, il
Comandante della Guardia di Finanza. Arrivavano alla settima fila».
E ti sei spaventato? «Sembrava di stare a Camp David».
I tuoi prossimi impegni? «Intanto c'è una pizzeria qua vicino, e così
ne risolviamo uno. Scherzi a parte. Oggi sono a L'Aquila, domani a Chieti».
Tu trai spunto per la tua ironia e la tua comicità dalla tradizione
napoletana. «E ci credo: io sono di Napoli». Di dove esattamente?
«Santa Lucia». Il quartiere di Massimo Ranieri... «Esatto. Solo che io
sono più giovane». Una giovinezza che te ne farà fare di strada...
«Certo, da qui a L'Aquila saranno un trecento chilometri».
Claudio Ruggiero
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