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Latina. Gli assassini diventano eroi. Sparò a Giovanni Gentile. Prima medaglia d'oro alla Resistenza. Ora Pontassieve gli dedica pure una strada

L'assurda decisione del Comune di Pontassieve (FI) di intitolare una strada a Bruno Fanciullacci all'assassino di Giovanni Gentile non può non destare sdegno, riprovazione e condanna in tutte le libere coscienze. «Decisione ancora più grave», dicono Alvaro Magni e Mauro Pernarella (An), «essendo stata presa in un momento, qual è l'attuale, in cui il nostro Paese deve registrare un preoccupante clima di recrudescenza del terrorismo, cosicché mi trovo pienamente d'accordo con le parole dell'On. Servello per il quale esaltare l'omicidio a freddo di Gentile: "Rappresenta un'azione lesiva del clima di concordia e di civiltà politica necessaria a rafforzare la democrazia italiana". Nobili parole, così come nobile e insigne fu la figura di Giovanni Gentile nel panorama culturale italiano. La sua morte fu un atto riprovevole perché compiuto ai danni di una persona indifesa che per tutta la sua vita aveva servito la Patria per mezzo di opere del sapere che ancora oggi destano ammirazione e sono oggetto di studio. Per comprendere chi fu Giovanni Gentile bastano le parole che su di lui pronunciò Vittore Branca, un altro insigne uomo di cultura, non certo vicino alle posizioni politiche di Gentile. "Fu sempre estremamente comprensivo e generoso, indipendentemente dalle ideologie - ebbe a dire il prof. Branca - a me diceva: "Cosa vieni a scocciarmi tu che sei tutto contro di me? Non sei idealista, sei cattolico, sei antifascista, cosa vuoi?". Ma nel volgere di pochi secondi il suo volto tradiva un sorriso e aggiungeva: "Vediamo, vediamo... Intanto so che studi bene e poi cerchi la verità". Grande parola". E ancora: "Quando entrarono in vigore le leggi razziali cercò di mantenere al suo posto un professore di razza ebraica, senza riuscirci. Allora lo aiutò, lo protesse, gli procurò il passaporto, nonché l'appoggio a Yale e alla Columbia". E quando stava partendo, un giorno del 1939, gli fece pervenire una busta in questura che conteneva una grossa somma, perché non potevano riconoscergli una liquidazione.". Questo fu Giovanni Gentile: un grande uomo, un grande studioso. Se dunque atto riprovevole fu il suo assassinio, non di meno, però, lo è la decisione del Comune di Pontassieve di rendere onore al suo carnefice. Oggi, che finalmente sembrano abbattuti gli steccati ideologici, dobbiamo affermare con forza che la nostra comune appartenenza alla patria italiana si fonda sulla memoria. Quella memoria che impedisce al tempo che passa di attenuare la rabbia per gli orrori subiti. Una memoria che presuppone la ricerca della giustizia, non per spirito di vendetta, ma per riaffermare i fondamenti dei nostri ordinamenti, della nostra civiltà; il lavoro della memoria impone soprattutto che nessuna delle vicende di quegli anni venga dimenticata. Per questo faccio appello a tutte le coscienze libere - a qualsiasi fede politica esse appartengano - affinché sia fatta ritirare la decisione del Comune toscano chiamando i suoi amministratori a rendere conto di tale oltraggiosa iniziativa. L'Italia oggi ha bisogno di pacificazione, non certo di mantenere vive divisioni che hanno procurato lutto e dolore. Dobbiamo tutti impegnarci nell'affermazione in ogni circostanza, nei fatti come nelle parole, dell'unità nazionale fondata sulla concordia e su valori condivisi».

Mauro Cascio


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