Martedì 03/06/2025 
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Gaeta. A proposito di "pacifismo". Alberto Asor Rosa: «Non penso sia inutile né folkloristico. A patto che apprezzi il valore della democrazia»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Alberto Asor Rosa, docente di Letteratura Italiana, uno degli intellettuali più noti a livello europeo. Già nel suo libro, "La guerra. Sulle forme attuali della convivenza umana", lei aveva in qualche modo vaticinato il ritorno alle armi da parte dell'America e delle democrazie occidentali... È guerra. Che dire? «L'America ha le carte più forti. Il processo è lungo e si compierà nei prossimi anni e nei prossimi decenni». C'è chi nei movimenti pacifisti, a parte la faziosità e un a volte dichiarato sentimento filo-Baghdad delle frange più pericolose ed estreme, ha sottolineato la sostanziale vacuità, l'inefficacia propositiva, la superficialità... «Io onostamente non penso, come è stato scritto, che questi movimenti siano stati e siano solo "folkloristici". Sono anche convinti che abbiamo una grande utilità, a patto che si soffermino su un diverso ragionamento sulla guerra e sulla pace, allargando meglio, con una maggiore comprensione, la sfera dei loro obiettivi. In particolare non deve sfuggire che c'è un nesso strettissimo tra le ragioni della guerra e le ragioni della democrazia. Non basta schierarsi a priori contro la guerra. Bisogna anche schierarsi con quel pacchetto di valori, di ragioni che ci consentono di continuare a contare. Quello che viene messo in discussione dalla politica della guerra è il nostro modo di essere individui di fronte alla storia, dentro un sistema democratico effettivamente funzionale. I pacifisti non sono inutili. Il contrario. Ma devono ragionare su tutto l'insieme».
Alberto Asor Rosa è nato a Roma il 23 settembre 1933. Professore di I fascia dal 1972, è titolare della cattedra di Letteratura Italiana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", dove dirige il Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari. Ha segnato i suoi esordi con la demistificazione dei principali "luoghi comuni" della cultura letteraria contemporanea. Si è quindi occupato di argomenti relativi al Trecento e Cinquecento, al Seicento (Controriforma), all'Ottocento (Manzoni, Verga e il verismo) e al Novecento. Si è dedicato con passione alla critica militante; ha seguito e segue con continuità la produzione letteraria contemporanea. Autore di monografie sui principali autori della letteratura italiana, (Boccaccio, Guicciardini, Sarpi, Verga, Collodi, Michelstaedter, Campana, Calvino), ha firmato riflessioni sul "canone" dei classici italiani e sulle origini della letteratura italiana. Direttore de La letteratura italiana Einaudi, ha scritto una Storia della Letteratura italiana, più volte ristampata.

Glauco Di Mambro

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