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Priverno. Come uscire dalla violenza terroristica. Michael Leeden, il consigliere di Bush: «È stata una guerra di "liberazione". Tutto il mondo ha visto la gioia del popolo iracheno. La guerra ora si sposterà in Siria e Iran»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Michael Leeden, consigliere di George Bush, rappresentante dell'American Enterprise Institute, a Priverno per la conferenza internazionale organizzata dal Ce.A.S. «Come uscire dalla violenza terroristica. Analisi comparata dei processi di pace». Una valutazione dell'azione anglo-americana... «È stata una guerra di liberazione da un didattore. Avete visto le immagini di gioia della popolazione iraquena. Credo non occorra aggiungere altro». Immagini che abbiamo visto anche in Italia, quando gli alleati ci "liberarono" dal Fascismo... «La dittatura di Saddam è durata più tempo». La fase postbellica? «Sarà molto difficile, anche per l'ostracismo che troveremo da Iran e Siria». Come ha valutato l'azione del governo italiano? «L'Italia esce molto bene da questa storia». Iraq, solo la prima tappa di una guerra più estesa? «I prossimi obiettivi sono Siria ed Iran. Vogliamo esportare il valore della democrazia in tutto il mediooriente». Suo figlio è un marines. Cosa vuol dire? «Ormai sono degli eroi. Sono un po' come i cowboys di una volta. C'è molto patriottismo negli Usa ed i ragazzi si iscrivono all'Università solo per poter diventare ufficiali». Il suo intervento al convegno del Ceas si intitolava "I processi di pace funzionano?" Le rigiriamo la domanda. «I processi di pace storicamente non hanno mai funzionato». Questo perché il terrorismo fa affidamento sul supporto dello Stato? «La pace prepara la guerra. Considero Machiavelli una guida affidabile perché parte dal punto più importante: la natura umana, l'uomo è più incline al male che al bene. La nostra propensione a fare del male si arricchisce con il desiderio e la volontà di guadagno. L'uomo non è mai sazio, il suo appetito per la soddisfazione è illimitato, cerca di espandere il suo dominio. La missione di un rappresentante dello Stato è fermare questi impulsi malvagi. Durante il tempo in cui l'uomo vive senza un potere comune che lo pone sotto un timore reverenziale c'è la guerra. Non dobbiamo essere lasciati a noi stessi, la virtù deve essere gestita da leader saggi. La pace non è assenza di guerra ma è restrizione degli impulsi. La pace eterna è un sogno e la guerra è parte necessaria dell'ordine mondiale voluto da Dio». La pace imposta porta alla pace totale, all'unione politica? «Certo, è difficile trovare un esempio di pace non successiva ad un intervento militare. La guerra non è una garanzia per la pace futura ma ne è il presupposto, è la strada più sicura per la pace duratura Il termine processo di pace è un'invenzione di Kissinger. Esempio fuorviante di un tentativo diplomatico è quello israelo-palestinese. Gli anni che hanno fatto seguito ad Oslo sono stati più sanguinosi dei precedenti. Non c'è stata pace nonostante il supporto internazionale. Era inevitabile, non è sufficiente parlare ma è necessario sconfiggere i paesi terroristi come Iran, Iraq, Siria. I diplomatici possono negoziare ma ci vuole un cambiamento netto nei regimi». Quando si parla di processi di pace si parla di guerra? «Un modo deprimente di vedere il mondo ma è così a meno che non si cambi la natura umana come pensavano gli illumunisti con l'istruzione in modo tale che l'uomo possa comprendere l'irrazionalità della guerra. La teoria di Machiavelli però è fallita anche se non totalmente. Elemento sopravvissuto è la fede nella democrazia. Uno Stato democratico più difficilmente inizierà una guerra perché democrazia è consenso, non imperialismo e dominio».

Elisabetta Rizzo

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