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Priverno. Come uscire dalla violenza terroristica. Gianni De Michelis: «La sinistra
comunista ha scomunicato Tony Blair dopo aver spacciato per "pace"
il proprio Dna profondamente antidemocratico ed antiameriano»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Gianni De Michelis, segretario del Nuovo PSI,
già Ministro degli Affari Esteri.
«La pace è una condizione umana che si realizza con il minor conflitto. Compito dell'azione
politica, volta a creare condizioni di pace, deve necessariamente ridurre i conflitti ma
in che modo? Vi sono tre diverse direttrici da seguire: rimuovere le cause; promuovere
condizioni di sicurezza; fissare regole per la convivenza tra diverse società umane. Si
deve inoltre organizzare il sistema internazionale secondo forme e regole di
multilateralismo accettate e condivise. Il grande errore di questi tempi è costituito
dall'esistenza di una Carta Internazionale quale prodotto esclusivo della cultura occidentale,
limite in un pianeta globale. Come creare allora un ordine mondiale corrispondente
all'evoluzione della storia? Bisogna capire il contesto perché viviamo in una fase
in cui convivono realtà diverse: premoderne, moderne e postmoderne. Nei contesti
premoderni vige la logica degli imperi e lo scontro è tra poteri. La regolazione
del conflitto avviene ad opera del più forte: Hard Power. Nei contesti moderni vige
la logica della democrazia internazionale e lo scontro è tra Stati territoriali. La
regolazione dei conflitti avviene con negoziati e diplomazie. Nei contesti postmoderni
vige la logica delle democrazie sovranazionali, lo scontro si globalizza ed ha contorni fluidi.
I conflitti sono regolati con Soft Power. È necessario creare un ordine mondiale che
tenga conto di un pianeta con diverse traiettoie. Dio però ci guardi bene dagli esperti
dei processi di pace perché l'unione tra tecnicismo e posizioni di principio porta
al disastro, vedi il caso del terrorismo palestinese.
Cos'è stato l' undici settembre, il tentativo di incardinarsi nella logica postmoderna
e organizzare un tipo di ordine mondiale basato sulla contrapposizione tra due modelli
religioso-culturali, quello islamico e quello occidentale? Bin Laden è il califfo
virtuale che vuole divenire reale, il suo intento non è distruggere l' occidente ma
creare un cortocircuito nel mondo islamico per modificare lo status quo in medioriente.
Bisogna creare le condizioni di soft power evitando di dare l' impressione all'opinione
pubblica islamica di usare doppi standard. Non c'è trattativa di pace se le popolazioni
non si convincono che la pace sia migliore del conflitto».
A conflitto finito, sconfitta la dittatura e sconfitto un pacifismo ideologizzato
che è stata una delle cose più fastidiose di questa guerra, qualcuno
continua a parlare di "minaccia" Usa a Siria e Iran...
«C'è troppa propaganda in questo tipo di semantica. Perché parlare di "minacce"?
Io li chiamerei piuttosto "avvertimenti". Attenzione a usare i termini: usando
quelli sbagliati si prende posizione. È ovvio, tornando a Siria e Iran che
bisogna mettere con le spalle al muro quei regimi che hanno flirtato
col terrorismo, palestinese o no, e con l'instabilità».
Che ne pensa della sorte di Saddam Hussein? «Non ne ho idea e non sono interessato.
Non mi metto a fare illazioni o fantapolitiche come l'italiano medio».
Il contesto italiano. La sinistra ha quasi scomunicato Tony Blair, ha cavalcato
anche le forme più estreme di confusione pacifista... «No, chiariamo. Non la sinistra.
Una parte della sinistra. Quella comunista e post-comunista. Quella che ha nel
suo Dna una idiosincrasia per i valori liberali e democratici e soprattutto per
gli Stati Uniti. Hanno provato a chiamare "pace" il loro sentimento antidemocratico
ed antidemocratico. Per fortuna quasi nessuno gli ha creduto. E soprattutto
i fatti storici gli hanno dato torto. E abbiamo visto che la "pace" assoluta
non esiste ma esiste il lavoro per il minor conflitto. Quel che conta è
il risultato». Forza Nuova parla di attacco "sionista-americano" all'Iraq...
Perché questa deliberata disinformazione e questo attacco gratuito a Stati
Uniti e Israele? «Stiamo parlando di un movimento fortemente minoritario
e antisistemico, spesso in posizioni al di fuori della logica e della storia».
Elisabetta Rizzo
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