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Priverno. Come uscire dalla violenza terroristica. Dan. D. Schueftan: «In Israele il processo di pace è a zero. I palestinesi chiamano "lotta" quel che è solo infame terrorismo, insurrezione violenta guidata politicamente»

Dan D. Shueftan, dell'Università di Haifa, in Israele, è stato uno dei relatori cella Conferenza Internazionale del Ceas "Come uscire dalla violenza terroristica e insurrezionale. Analisi comparata dei processi di pace". «Il processo di pace israelo-palestinese non è in evoluzione ma è in caduta libera, un gioco a somma zero. I Palestinesi non accettano l'esistenza di uno Stato Israeliano legittimo e ciò determina il fallimento dei negoziati; chiamano lotta armata quello che è terrorismo, insurrezione violenta guidata politicamente e ciò determina uno stato di rivendicazioni e di inconciliabilità pacifica. In Israele esiste un paradigma dominante: "Il movimento nazionale palestinese ha rivendicazioni senza limiti, ritiene di dover essere liberato dall'esistenza sovrana degli Ebrei e vuole creare sulle rovine di Israele uno Stato Palestinese. Non accettano una divisione dei territori, ciò porta allo scontro". Per noi Israeliani non esiste un partner con cui trattare e trovare un compromesso. Alcuni gruppi sostengono che l'approccio sionista debba essere differente: gli Israeliani non devono sentirsi colpiti dalla retorica radicale araba e gli Arabi devono comprendere che la loro posizione non è realistica. Si è così codificato un nuovo paradigma: "non chiedete troppo ai Palestinesi, non umiliateli perché capiranno le loro intransigenze e i loro estremismi, non create precondizioni. Ciò porterà la fiducia". Ad Oslo noi Israeliani abbiamo trattato e negoziato tutto. Dopo cinque anni le cose sono solo peggiorate. Questo è stato il risultato del paradigma. Arafat è un contrabbandiere di armi per i terroristi, negli asili insegna alla bambine a ballare con un coltello fra le mani, legittima le violenze palestinesi creando degli eroi kamikaze; spezza le regole. Due cose non devono essere poste assolutamente in discussione: la questione di Israele entro i confini del '48 e l'assenza del diritto al rientro per milioni di Palestinesi. L'opinione pubblica Israeliana ha compreso che il vecchio paradigma è corretto, i Palesinesi sono nemici spietati e irrazionali. Spero non siano necessarie tre generazioni per raggiungere la pace ma l'impegno per la distruzione di Israele e la disumanizzazione del popolo arabo credo non porteranno ad un finale da Hollywood. Credo anche che non possa parlarsi di soluzione della questione israelo-palestinese perché solo i cruciverba hanno soluzioni. I conflitti politici si spengono».

Elisabetta Rizzo


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