Parvapolis >> Cultura
Latina. Maria Goretti, la Diva del sentimento religioso popolare. Quando la Storia non
ha ancora accertato l'esistenza di Gesù di Nazareth
Fa sorridere l'atteggiamento di molta stampa locale riguardo
le festività di questi giorni. Non che un sano e rispettoso
laicismo debba essere imposto con la violenza, ma il buon
senso, almeno quello, dovrebbe suggerire che la festa
anche di una maggioranza religiosa non è la festa di tutti.
Non è una festa della maggioranza laica degli italiani.
Non è una festa per le minoranze religiose. Ma il buon
senso spesso è un arredo, persino un po' kitch, un po'
fuori moda. Come una nonna sulla Singer con due o tre metri
di perle al collo. Qualcosa di inizio secolo, insomma.
Così ci siamo dovuto sorbire, non fossero bastati gli
sceneggiati, pure gli speciali su Maria Goretti.
Non su Avvenire o su Famiglia Cristiana. No. Su periodici
locali. Perché se santa deve essere deve essere santa per tutti,
per gli scettici come per gli stitici. Una figura "imposta", insomma.
Poi, se qualche laico timidamente protesta si fra altrettanto presto
ad indicarlo come infedele, maleducato, ignorante e via sinonimando.
Eppure tutta questa voglia di storicizzare, da parte di nostri illustri
colleghi, la figura della santa pontina noi non la capiamo. Sì,
perché la religione cristiana ha ben altri problemi storici da risolvere.
La religione cristiana, ed i suoi apologeti locali, ancora prima di affannarsi
per l'esistenza storica delle doti e dei miracoli della contadina di
Nettuno farebbe bene ad impegnarsi, sul versante della ricerca storica appunto,
a dimostrare l'esistenza del suo fondatore. Vale la pena sottolineare,
laicamente e col massimo rispetto, che su questo "Gesù di Nazareth" la
Storia, ufficialmente, tace. Non è sicuramente questo il mezzo più
adatto per fare considerazioni di questo tipo, come del resto non erano
i giornali che abbiamo citato i più adatti a fare considerazioni del tipo
opposto. E dunque siamo pari. C'è una lunga tradizione laica, che va
dal settecento ai nostri giorni, da Voltaire a Umberto Eco, passando
per Marcello Craveri e Luigi Cascioli che ama ricordare che secondo la Storia
questo personaggio non è esistito affatto. Più di una intensa produzione
editoriale, anche locale, sulla figura storica di Maria Goretti
i nostri amici cattolici locali avrebbero fatto meglio a spiegare, non avendolo
mai fatto le alte gerarchie, come mai una figura così importante e rivoluzionaria
sia stata pressoché ignorata dalla storiografia del tempo.
Plinio il Vecchio, morto nel 79, testimone dei fatti palestinesi che seguirono la
presunta crocefissione di Gesù avendo passato in Palestina un periodo di cinque
anni compreso tra il 65 e il 70, non fa la minima menzione di qualcuno che
avesse questo nome. Famoso per la cavillosità nel redigere i fatti in ogni dettaglio,
se tace su Gesù e i cristiani non è certo per trascuratezza o indifferenza.
Del periodo passato in Palestina di tante cose di cui egli parla, compresa quella
riguardante quella comunità essena che si era installata nel deserto dell'Engaddi
della quale fa una descrizione che corrisponde esattamente a quanto abbiamo poi
appreso su di essa dai rotoli di Qumram, nulla dice né di Gesù né di quella nuova
setta che secondo gli Atti degli Apostoli andava sempre più imponendosi per il
continuo afflusso di decina e decine di migliaia di convertiti.
Seneca, filosofo e scrittore contemporaneo ai fatti evangelici, ignora nella
maniera più totale Gesù, i cristiani e le persecuzioni che secondo la chiesa
furono eseguite contro di essi da Nerone.
Svetonio, segretario dell'imperatore
Domiziano negli anni 90-95, cioè nel pieno delle presunte persecuzioni, anche lui,
come Plinio il Vecchio e Seneca, nulla dice di Gesù e dei cristiani.
Anche Plinio il Giovane nei tempi in cui era governatore in Bitinia (112-113)
parla di una comunità che pratica riti propiziatori al levarsi del sole e degli
esseni ma non fa nessun riferimento né a Gesù di Nazareth né ai cristiani.
Nulla ci dice Tacito, nulla ci dice Plutarco. E come loro nessuna menzione
da parte di Giovenale, Pausania e Cassio Dione. Almeno quest'ultimo avrebbe avuto
modo di parlarne, se fossero veramente esistiti questi "cristiani" dell'epoca,
nel suo libro "Storia romana" che tratta delle vicende di Roma che vanno dal
67 a.C. al 47 d.C.
Piccola pausa solo per dire che oltre alla non esistenza storica di Gesù,
lo storico cattolico Duchesne (1843-1922) è arrivato alla conclusione di proporre
la soppressione dalla storia della chiesa dei primi nove papi, compreso lo stesso
Pietro, perché mai esistiti (Storia Antica della Chiesa).
Discorso a sé merita Celso, l'unico storico che non tace. Purtroppo per i cattolici.
Perché Celso parla chiaramente di "falso storico". In un libro del II secolo,
intitolato Contro i Cristiani, ha puntualizzato tutti gli imbrogli che gli autori
dei vangeli e degli atti degli apostoli andavano facendo per "costruire la figura
di Gesù Cristo". Ovviamente di questo libro non c'è più traccia. Ce ne parla però
Origene nel suo "Contra Celsum". Tra le frasi rimaste intatte, la seguente:
«La verità è che tutti questi fatti da voi riportati sul vostro eroe a cui avete
dato il nome di Gesù, non sono che delle invenzioni che voi e i vostri maestri
avete fabbricato senza pertanto riuscire a dargli una minima parvenza di credibilità».
E ancora. Possiamo continuare con Filone Alessandro, morto nel 50 e quindi vissuto nel
pieno dell'era messianica. Quale filosofo neoplatonico, parla del Logos che le comunità
essene attendevano. Ma nulla ci dice di Gesù e dei cristiani.
Giusto di Tiberiade, anche lui, storico contemporaneo non fa nessuna menzione della nascita,
degli avvenimenti e dei miracoli che sono stati attribuiti a Gesù.
Citiamo per ultimo Giuseppe Flavio, autore di "Antichità Giudaiche" e "Guerra giudaica".
In "Guerra giudaica" non troviamo nessun riferimento, pur parlando di avvenimenti che
vanno dall'anno 1 all'anno 70. Altrettanto nulla troveremmo in "Antichità Giudaiche",
se non fosse per una frase incidentale, che parla di Gesù "uomo saggio, se pure lo si
può chiamare uomo; poiché egli compì opere sorprendenti e fu maestro di persone
che accoglievano con piacere la verità". Un passo che la ricerca storica dà per falso.
Basta sfogliare qualsiasi edizione di "Antichità Giudaiche" (chi scrive ne ha una
della UTET). Tutti gli storici riconoscono che è stata una manomissione nel testo
originale. Sia perché è un periodo del tutto fuori contesto, che interrompe
un discorso logico che l'autore stava facendo. Sia perché l'autore è un ebreo ortodosso
che è sempre stato fedele all'ebraismo fino alla morte e non aveva nessun interesse
a riconoscere principi base della catechesi ebraica.
Chiedo perdono, io ho cercato di sintetizzare a che punto è oggi la ricerca storica.
Ecco, senza voler fare polemica, mi pare che a ben altri problemi si dovrebbero
interessare i nostri amici che vogliono "storicamente" mettere a fuoco la figura
di Maria Goretti. Il mondo laico, non sedotto dalla "fede", ha bisogno di ben
altre risposte e ben altri argomenti...
E visto che abbiamo parlato di fonti storiche, concludiamo dicendo che anche le
fonti religiose tacciono. Chi va a curiosare nella letteratura ebraica si imbatterà
in testi dedicati al "Falso Messia". La nota curiosa, che tutti forse non si aspetterebbero,
è che il "Falso Messia" per un ebreo non è Gesù di Nazareth. Ma Shabbatai ben Zevi.
Shabbatai ben Zevì fu l'unico vero "falso Messia". Riuscì a convincere, nel XVII secolo,
buona parte degli ebrei, anche quelli della diaspora. Attivò una vastissima letteratura.
Ebbe credito, come Messia, tra i principali Rabbini, che lasciarono tantissimi documenti.
Ebbe credito persino tra i principali qabalisti dell'epoca che ne diedero testimonianza.
Fece una brutta fine. Catturato dagli arabi, si convertì all'Islam lasciando una ferita,
nella comunità ebraica, che ancora non si è rimarginata. Quello che preme sottolineare è
che di tutto questo "fermento" documentario che il Falso Messia nel XVII secolo
ha suscitato all'interno della cultura ebraica, il Falso Messia di Nazareth non è
riuscito a suscitare. Tace la letteratura dell'epoca. Tacciono i rabbini. Insomma,
anche le fonti letterarie e religiose confermano il dato emerso dalle fonti storiche.
Ben venga Maria Goretti, dunque. Ben vengano le precise e puntuali ricostruzioni storiche
degli apologeti locali. Ben venga l'entusiasmo dei nostri colleghi giornalisti che si
stracciano le vesti dinanzi a una figura così spiritualmente pregna. Da laico, permettetemi,
sono ben altre le cose che mi piacerebbe conoscere... E lo ripeto. Senza rancore
e con tanti auguri di una serenissima pasqua.
Mauro Cascio
|