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Sabaudia. Piccoli autori crescono. Christian Rotta: «Leggevo Hemingway, Bukowski e John Fante. Gli invidiavo la prosa asciutta, secca»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Christian Rotta. "Ero nel letto con Adriana. Una cosa era certa. La sua faccia non mi convinceva. Era più allegra del solito. Erano quindici anni che eravamo sposati. Tutto bene, o quasi, fino a tre mesi fa....". Così inizia «Ci ho messo l'anima» il romanzo, edito dal Sistema Editoriale SE-NO, con cui esordisce Rotta. Autore dalla personalità eclettica, è un ex atleta azzurro di canottaggio, dottore in scienze politiche, attualmente in servizio presso il Corpo Forestale dello Stato e in ultimo, ma solo in ordine temporale, scrittore per vocazione. In poco meno di cento pagine Rotta racconta una storia apparentemente come tante, di quelle che ognuno di noi ha vissuto in prima persona o ha sentito raccontare. Protagonista è un uomo qualunque, con un lavoro casuale ma sicuro, una moglie al proprio fianco, degli amici ed un appartamento in un condominio. Un indizio subito cattura l'attenzione. Tutti hanno un nome ed una fisionomia, Adriana la sposa, Alessandra la maga, Mario il collega e via dicendo. Tutti eccetto lui che, per il mondo là fuori, è un individuo socialmente realizzato, uno "sistemato". Ma lui, il nostro protagonista, è certo di ricordare chi sia veramente? Difficile rispondere. Di certo c'è quel malessere profondo nello stomaco che sembra un cane pronto a divorarlo ed una domanda ricorrente: è questo veramente il fondo? La risposta arriva spiazzante, con uno di quegli eventi improvvisi che sembrano scompaginare un libro apparentemente già scritto e la vita, fino ad un istante prima stagnante, sembra offrire un'altra possibilità. Come recita la dedica in testa, il romanzo è rivolto "...a chi ha smesso di sognare", a chi ha dimenticato le proprie aspirazioni, a chi non è riuscito a distinguere le persone buone da quelle cattive fino a smarrire la propria identità. Un errore di calcolo sempre più frequente nei ritmi convulsi che scandiscono l'esistenza di oggi. Il protagonista si confida con il lettore con un lungo monologo interiore, ora spezzato ed irriverente, ora pacato e melanconico. Lo stile sintetico ed incisivo, che a tratti sembra ispirato ad una piece di Sepulveda, ricorda da vicino lo sfogo accorato di un amico, di "un uomo qualunque". Ed è proprio il carattere di "quotidianità" il valore aggiunto del romanzo di Christian Rotta che non ha la presunzione di elargire insegnamenti, ma che vuol testimoniare un intensamente vissuto. "Ci ho messo l'anima" è un libro piacevole, pratico nel formato quasi tascabile, da portare con sè, come un compagno di viaggio. In copertina un particolare tratto da un dipinto dell'affermata Clare Hooper dal titolo eloquente "Passion of life" a sottolineare l'affinità con la vicenda narrata. Christian Rotta è l'autore di un buon romanzo da leggere tutto d'un fiato, che ci ricorda come il tempo, invece d'essere il dato acquisito una volta per tutte, possa divenire variabile preziosa cui dare un senso a partire dall'immediato, così come l'autore ci invita a fare con spontaneità "...Seguiamo semplicemente la nostra anima. È così che viviamo nella gioia vera".

Testo: Donata Carelli; Video: Marco Battistini

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