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Roma. Cuba libre, una "maratona oratoria". Arturo Diaconale: «Fidel va combattuto
quale reperto archeologico dei totalitarismi. Ma non solo lui»
«Non solo Cuba ha bisogno di libertà, democrazia, stato di diritto. Non solo l’isola caraibica
deve essere affrancata da una dittatura che va avanti da oltre quarant’anni e che ha
prodotto repressione, fame e sottosviluppo per il suo popolo. Non solo Fidel Castro
va combattuto come un reperto archeologico del secolo dei totalitarismi che tentavano di
realizzare la scorciatoia autoritaria ad un processo di modernizzazione che sarebbe stato
più semplice e meno sanguinoso e traumatico se fosse stato realizzato nel segno della libertà».
È questa precisa indicazione che Arturo Diaconale e gli organizzatori
della maratona oratoria channo voluto dare, con il quotidiano “L’opinione”,
il Partito Radicale, numerosi esponenti dei partiti della Casa delle Libertà e
qualche coraggioso rappresentante delle forze
moderate del centro sinistra. «La Cuba di Fidel Castro è sicuramente il simbolo negativo da
combattere prioritariamente in nome dei valori della società aperta. Ma l’impegno per la
difesa dei diritti umani e civili non si può fermare al dittatore cubano.
In un pianeta che la tecnologia ha reso sempre più angusto rispetto alle epoche passate,
le democrazie che salvaguardano le libertà degli individui costituiscono ancora una minoranza.
Bisogna ribaltare questo rapporto. Moltiplicare le società in cui il valore della persona è
al centro delle istituzioni. Ridurre al massimo e nel minor tempo possibile il numero delle
società chiuse ed autoritarie. Nella prospettiva, che oggi può apparire utopistica ma che
è l’unica in grado di fornire una speranza per il futuro alla popolazione mondiale, di
un’epoca in cui il totalitarismo di stampo novecentesco diventi un semplice reperto di un
passato non più riproducibile e l’Onu si trasformi nelle Nazioni Unite dei paesi liberi».
«Non solo Cuba, quindi, ma anche Cina, Corea del Nord, Laos, Vietnam, Cecenia e tutti
quei paesi dell’Asia, dell’Africa e di ogni continente in cui i diritti umani e civili
vengono calpestati. Ma non solo Cuba e resto del mondo illiberale, totalitario ed
antidemocratico ma anche il rischio che il nostro stesso paese possa venire coinvolto
in fenomeni di regressione autoritaria simili a quelli già vissuti in passato.
La vigilanza democratica deve riguardare anche la società italiana. E, soprattutto,
deve riguardare il pericolo, di nuovo in atto e di nuovo grave, che gli interessi di
ristrette oligarchie possano avere la meglio sulla legittima pretesa della stragrande
maggioranza dei cittadini di vivere in una “democrazia normale”.
Non solo Cuba, allora: ma anche vigilanza e lotta dura contro i “ribaltonisti” ed i
nostalgici della rivoluzione giudiziaria degli anni 90 che sperano di ottenere da
qualche magistrato politicizzato ciò che non sanno raggiungere con il consenso. La
battaglia è difficile ma può essere vinta agevolmente. Anche perché l’avversario è
sempre lo stesso».
Mauro Cascio
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