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Latina. Articolo 18. Il circolo Loris Fortuna aderisce al Comitato Pro Global.
«Abbiamo un nemico in più: la disinformazione. Quasi concertata»
Il circolo Loris Fortuna, fondato l'altro ieri a Latina tra le forze radicali e
socialiste della città ha aderito al Comitato Pro Global per il No al Referendum
sull'articolo 18.
«Il presidente di Confindustria, D’Amato, in merito al referendum sull’articolo 18 ha
oggi dichiarato, in rapida successione, che: gli italiani non vogliono andare a votare
e non vogliono che ci sia una vittoria del sì, come emerge da tutti i sondaggi;
noi siamo favorevoli ad una astensione motivata: solo così gli italiani potranno
esprimere la loro contrarietà all’utilizzo improprio dello strumento referendario;
no al referendum come strumento per intervenire su questioni importanti come
il mercato del lavoro.
Al riguardo, rispondiamo al Presidente della confederazione industriali assistiti dallo
Stato che:
tutti i sondaggi dicono che i due terzi degli italiani non sanno che si terrà un
referendum il 15 giugno. Non lo sanno perché i partiti, la confindustria - passando per
la Confcommercio di Billè - e buona parte della corporazione sindacale si sono
mobilitate da mesi per rendere il referendum assolutamente clandestino, con l’attiva
collaborazione della Commissione parlamentare di vigilanza – partitocratica - e dell’Autorità –
partitocratica – per le Garanzie nelle Comunicazioni, che con i regolamenti approvati
hanno di fatto vietato la campagna elettorale.
D’Amato mente sapendo di mentire: i sondaggi riservati di cui Confindustria dispone
parlano chiaro: in presenza di una massiccia campagna di informazione, tale da portare
al voto il 58-59% dell’elettorato, vi sarebbe la vittoria dei no. Vittoria politica,
potenzialmente di svolta, che per questo si cerca accuratamente di non cogliere: guai
ad alterare gli equilibri corporativi con i partiti e i sindacati.
Quella secondo la quale non si devono fare referendum, specialmente se riguardano
questioni importanti, è una tesi che fa il paio con quello che fu l’atteggiamento
ferocemente antireferendario del PCI negli anni settanta, fermo restando che nel
caso di Confindustria la soglia del “comune senso del pudore” si è ulteriormente abbassata.
Che titolo ha il presidente di Confindustria per parlare a nome degli italiani?
Presidente D’Amato, starà mica confondendo gli obiettivi conservatori e corporativi
della sua organizzazione con la volontà popolare?
Come se non bastasse, a D’Amato fa eco il presidente del senato Pera: “lo scontro sociale
sul referendum... non deve trasformarsi in uno scontro di carattere politico”.
Il Presidente Pera starà mica confondendo la politica (e la sua nobiltà) con la partitocrazia?
Un dato è chiaro: per costoro l’istituto referendario va affossato proprio perché
trasforma lo scontro sociale in scontro politico, senza mediazioni, specie se
partitocratiche».
Mauro Cascio
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