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Latina. Israele nell'U.E. I Radicali Pontini plaudono: «Ariel Sharon sceglie la via dell'alternativa
e della democrazia anche per i Palestinesi»
«C'è da chiedersi quale mai leader di quale stato europeo quale che sia, forse ad eccezione
di quello della Gran Bretagna, avrebbe avuto ed ha la forza, l'intelligenza, la moralità
politica e civile che Ariel Sharon ha mostrato, con il suo pubblico intervento, con il
quale ha letteralmente sfidato l'opinione pubblica israeliana a dare altro nome di quello
di "occupazione" alla presenza pubblica israeliana su territori che in questi decenni
Israele ha ritenuto di dover direttamente amministrare per un'elementare
diritto-dovere di autodifesa e di difesa dei più elementari diritti umani e politici
anche degli arabi nel frattempo denominati e divenuti "Palestinesi"». Lo ha osservato ieri
Marco Pannella e lo sottoscrivono oggi i Radicali Pontini.
«Tre milioni e mezzo di persone, oggi, vivono sotto la nostra occupazione. Finalmente,
oggi, sta vedendo la luce una alternativa per loro, per noi, per la democrazia. Ho
scelto di percorrere la via di questa alternativa...» ha detto Sharon.
Non solamente, perfino nei difetti e nei vizi, Israele è Europa, Italia, ma occorre
in alcuni momenti drammatici di verità e di scelte anche ideali riconoscere che
dobbiamo augurarci che l'Europa, l'Italia diventino, esse, capaci d'essere israeliane,
anche israelizzate. Invece, per troppi versi, l'Europa Continentale, ripetiamo,
Continentale, continua ad essere e, Dio non voglia, ridivenire sempre più quella che ha
incessantemente prodotto per più di un secolo sterminii, guerre davvero atroci, comunismi,
nazismi, fascismi, genocidi etnici-fondamentalisti, "colonnelli" con ogni uniforme,
militare, clericale, autoritaria, antipopolare-populista per non essere impopolare
di fronte alle necessità di sviluppo di civiltà umana e politica.
Mentre il Presidente Pera è a Gerusalemme e in Israele, il Presidente Casini si accinge
anche lui a recarcisivi, precedendo il Presidente Berlusconi ormai alla vigilia
dell'assunzione della funzione di Presidente del Consiglio dell'Ue, mentre in Israele,
quasi all'improvviso, molte voci salutano nell'Italia il paese europeo più amico
(il paese che vedeva la seconda personalità della Repubblica italiana ospitare
clandestinamente Arafat, "dirottando i carabinieri" che lo ricercavano su mandato della
magistratura italiana!), mentre è ormai chiaro che la democrazia palestinese
può finalmente sperare di nascere ed affermarsi, non "con" ma contro la politica
e le scelte dello stesso Arafat, occorre che l'atto formale - non più di una "letterina" -
di richiesta di piena adesione di Israele all'Unione Europea venga subito fatto,
sì che si tratti di un dossier già aperto anche alla cura della Presidenza italiana dell'Ue.
In tal senso rivolgiamo un invito pressante, urgente anche alle comunità ebraiche
italiane, europee, d'ogni altro luogo nel mondo ed a tutti i loro componenti, a
tutti coloro che con noi si stanno accingendo a percorrere l'arduo cammino di
costruzione dell'Organizzazione Mondiale della e delle Democrazie, degli Stati Uniti
d'America e d'Europa, della costruzione della grande alternativa liberale,
democratica, gandhiano-nonviolenta, della coerente e ormai necessaria conversione
delle strutture e delle spese vetero-militari (a cominciare da quelle armi di
"distruzione di massa" e da quelle pur relativamente civilissime che hanno consentito e
consentono nell'ex Yugoslavia, come in Afghanistan o in Iraq una quasi genetica
trasformazione della guerra sino ad oggi da tempo con l'obiettivo di abbattere i nemici
sterminandone il maggior numero possibile) in strutture e spese civili atte e volte
ad assicurare a tutti gli individui la poderosa arma di pace costituita dalla conoscenza,
dalla effetttiva informazione, base insostituibile per la crescita e l'affermazione
della loro libertà e del loro diritto al benessere, della democrazia».
Mauro Cascio
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