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Latina. Emozioni in musica. Francesco Manara: «Sono un po' come Rostroprovich. Il violino è quasi un essere umano. Lo porto sempre con me»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Francesco Manara, il primo violino del Teatro
alla Scala, ieri a Latina per la terza grande proposta della Latina Philharmonia
diretta dal Maestro Francesco Belli.
Lei è reduce da una tournee in Giappone. Come è andata? «Molto bene. A parte gli
aerei. Ho accumulato un po' di sonno e stanchezza. Ma per fortuna è andata
pure bene qui a Latina, con questa bella orchestra e con il calore del vostro pubblico».
Pubblico a cui ha concesso due bis... «Bach e Wieniawski. Due cose molto diverse
dal programma di sala». Un virtuosismo e una tecnica, quella di Henryk Wieniawski
che ricorda molto Paganini...
«Un colpo d'arco speciale, che richiede grande velocità. Io non credo però
che Paganini vada ricordato solo come funambolo. Per me e per tanti altri resta
il re della melodia». Il rapporto del musicista con lo strumento è particolare.
Il grande Rostropovich ripeteva che se in aereo non c'erano due posti, uno per
lui ed uno per il suo violoncello, lui preferiva cederglielo. Ricordiamo
anche Canone Inverso, dove c'è un rapporto particolare tra un musicista e il
suo violino. Lei
suona il Giovan Battista Guadagnini "ex Buckeburg" del 1773... «Sono molto
affezionato, anche se ce l'ho da poco tempo. Per
me il mio violino è un essere umano. Lo porto sempre con me. Non lo lascio mai
in camerino, per esempio. Anche adesso è qui con me». Hai fatto tante cose e
vinto tanti premi. I tuoi cassetti saranno vuoti, ormai. O c'è rimasto ancora
qualcosa? «Perfezionarmi sempre di più nello studio di questo strumento».
Claudio Ruggiero
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