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Latina. Amori impossibili. I Radicali con Forza Italia? «Ipotesi più che credibile. Anche s'è vero che siamo fatto per unirci, non certo per capirci»

Chissà: un amore mai risolto. Una tentazione mai consumata. Un'attrazione mai approfondita. E quindi ecco che mentre Bossi e i bossiani rifanno le bizze, si rifà avanti (con un articolo sull'Opinione) Marco Pannella, e si sappia che non e una balla che i radicali sono prontissimi, preparatissimi e necessari, per il governo liberale dell’Italia… e non solo". Si avvistano, si avvicinano, poi appena si annusano si riallontanano, il Cav. e Pannella. Quasi dieci anni che la storia va avanti e il meglio - lo ricorda sempre con giustificato rimpianto il leader radicale - fu proprio all'inizio, in quell'ormai lontano ‘94, quando il Cav. nominava Emma Bonino commissario europeo, andava al congresso dei club Pannella ipotizzando il 'partito liberale di massa" e nientemeno a Palazzo Chigi riceveva il Dalai Lama. Il meglio, allora, sembrava ancora dover venire - ma il meglio poi non venne mai. Da quasi un decennio ci si innalza (poco) e ci si abbassa (molto), tra Pannella che sogna che i liberali si facciano massa dietro al Cav., e il Cav. che sa che truppe ha e che strada deve prendere. Tra il leader radicale che pretende e il leader polista che poco concede. E sarà pure, come scrive Pannella, “il cammino delle responsabilità e delle consapevolezze” che è parecchio arduo, e dunque “colgo l'occasione per ripetere, gridare se necessario, con il massimo di convinzione e d'urgenza, che ritengo i radicali prontissimi a entrare al governo”, ma pochi ci scommettono e ancora meno ci credono. Ignazio La Russa da un contentino in politichese, “un segnale che mi fa piacere” - e appunto Marco grida e quello avverte “un segnale” e un leghista quasi ignoto, Stefano Stefani, gonfia il petto: “la consistenza numerica dei radicali, messa al confronto con quella del Carroccio, può suscitare al massimo un sorriso di compatimento". Solo Alfredo Biondi ci mette un po' più di passione: “offerta generosa e non fuori posto". Perché poi, sarà pure questione di linea politica e di sensibilità contingente mentre il Cav. ha gli alleati che gli scalpitano, Pannella gli rammenta il Mondo e Pannunzio - ma più probabilmente anche una questione di carattere. Perché appunto, come si diceva, Pannella pretende, mica chiede, sempre rivendica. E lo fa pure adesso, mentre rinfaccia al premier quella parola, "comunista", che anni fa affibbiò a un referendum radicale che si occupava dell'art. 18. E mica solo questo: "Berlusconi riconosca finalmente che oltre all'errore da lui più volte pubblicamente ammesso di non avermi ascoltato nel gennaio 1995, quando gli chiesi di imporre l'immediato ricorso alle urne, come risposta al ribaltone Scalfaro-Bossi, riconosca, dicevo, anche qualche altro errore maggiore. Forse è ancora in tempo!". E figurarsi dunque il Cav., da cui oggi tutti il riconoscimento di un errore vogliono, con che animo può predisporsi. Già anni fa, alla passionalità pannelliana replicò: "Bussare va bene, ma non si può buttare giù la porta, ci vuole un certo stile". Hanno spartito ore di chiacchiere, conversazioni notturne, persino un piatto di pasta in casa Pannella, dallo stesso Pannella preparato. Ma sempre, quel punto che dovrebbe unire le due esistenze non è stato varcato, sempre qualcosa di irrisolto è rimasto. Pure quando arrivò Franco Frattini agli Esteri, da via di Torre Argentina proposero un "contratto" per "costruire l'organizzazione mondiale delle democrazie". E pensare che il Cav. a Pannella rimprovera quello che tutto il resto del mondo a lui rimprovera: niente meno di essere "un padre-padrone", con annesso apparato di dovuto "narcisismo", e "malgrado la sua ripetuta affermazione di essere liberale e liberista, garantista e libertario", che poi dei radicali è quasi lo slogan. Disse anni fa Pannella a Ideazione che "il nuovo è sempre differente da ciò che soggettivamente hai immaginato", ma infine di nuovo ci fu poco anche in seguito, perché per il Cav. "i cittadini che hanno votato la lista Bonino non hanno votato per Pannella". E infatti l'anno dopo, in uno degli abituali raduni all'Ergife, ecco che il Cav. non si presenta, offeso non poco, "non ci vado dopo le ultime performance di Pannella". Il quale ne era certo: "Siamo i soli ad avere la forza di impedire che la destra vada al potere”. Fatti per unirsi ma per non capirsi.

Mauro Cascio


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