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Latina. Articolo 18. Daniele Capezzone: «Hanno perso tutti, non solo Bertinotti e Pecoraro».
Il tentato omicidio dello strumento referendario
Rifondazione comunista, i Verdi, l’Arci, la CGIL (con il supporto di qualche spezzone dei DS)
non sono riusciti a convincere ad andare alle urne neppure quel 32% di italiani che seguì
le indicazioni del solo movimento radicale tre anni fa, quando l’intero establishment
italiano decise di sabotare la possibile abolizione della proporzionale e del finanziamento
pubblico dei partiti, l’eliminazione dell’art.18 e l’introduzione della separazione delle
carriere dei magistrati.
I risultati Daniele Capezzone, segretario nazionale dei Radicali Italiani, li
commenta così: «Mentre crescono le ragioni per rimpiangere quella occasione mancata di svolta liberale del
2000, oggi c’è da dire che non hanno perso solo Bertinotti e Pecoraro, promotori di iniziative
irresponsabilmente demagogiche (l’estensione indiscriminata dell’art.18) o palesemente
inconsistenti (elettrodotti).
Ha perso un “sistema”, che include pienamente anche quanti hanno invitato a disertare le urne.
I cittadini italiani non si fidano più: anche se non ne hanno la nozione puntuale, “sentono”
che gli è sottratto qualcosa. I referendum traditi (legge elettorale, finanziamento pubblico,
privatizzazione della Rai, responsabilità civile dei giudici); le liste elettorali con
dentro “morti e fantasmi”; la giurisprudenza della Corte costituzionale. Perché andare a
votare, se è chiaro che il gioco è comunque truccato?
Una risposta da opporre a tutto questo è il rilancio della denuncia (politica e giudiziaria,
nazionale e internazionale) di quello che chiamiamo il “caso Italia”. Oggi l’Italia è già
primatista di condanne internazionali per il vergognoso funzionamento della sua giustizia:
ma le cose si faranno ancora più gravi quando sarà internazionalmente noto lo stato dei
diritti civili e politici dei cittadini nel nostro paese.
Nei prossimi giorni, renderemo noti i primi sostegni, non solo italiani, a questa nostra
campagna: e ci auguriamo che presto giuristi di ogni nazionalità possano
conoscere e giudicare i nostri dossier».
Mauro Cascio
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