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Latina. Posa della prima pietra. Gianfranco Fini: «Oggi la storia è sufficientemente
serena per riconoscere i meriti della fondazione di Littoria»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Gianfranco Fini, a Latina
per le celebrazioni per l'anniversario della posa della prima
pietra. Littoria fu la città-capolavoro di Mussolini, un laboratorio
da esportare. Poi, con la vittoria anglo-americana e la nascita
della democrazia, di Latina ce ne si è quasi vergognati, una
sorta di disgrazia storica che ultimamente sta lasciando il posto
ad una corretta rivalutazione. Che ruolo ha avuto ed ha oggi
la storiografia? «Dopo 70 anni, credo sia sufficientemente serena
per riconoscere i meriti della fondazione e le colpe del regime.
Quella di oggi è una città che non vive nel passato, ma è una città
che sa cogliere il presente ma che soprattutto è proiettata verso il
futuro. E ha fatto bene Zaccheo a legare il settantesimo di fondazione
al nuovo polo universitario. La dimostrazione che non si tratta solo
di nostalgia dei tempi andati, ma che c'è voglia di guardare al futuro».
E Latina potrebbe avere un ruolo strategico, da un punto di vista
architettonico, urbanistico, ma anche sociale ed economico...
«Il Polo Universitario garantisce la formazione della classe dirigente
di domani. Credo che i ragazzi e le ragazze di Latina lo meritassero,
anche per non essere costretti a studiare altrove e quindi non
perdere il contatto con il loro territorio. Le facoltà devono
bene esprimere le potenzialità di questa provincia. La provincia
di Latina ha grosse potenzialità inespresse da un punto di vista
turistico. Non si deve credere che lo sviluppo sia legato agli
investimenti in zona delle industrie del nord. Latina ha subito
qualche inganno da questo punto di vista». Identità nazionale,
identità locale, divenire. Quale rapporto? «Non c'è identià
nazionale se non c'è il ricordo di una tradizione. Latina è ricca
di simboli e valori».
Elisabetta Rizzo
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