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San Felice. Incontri all'imbrunire. Italo Cucci: «Il calcio ha avuto la consacrazione come
fatto sociale e politico con Berlusconi e Forza Italia»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Italo Cucci.
Ha iniziato la sua avventura giornalistica nel 1958, diventando giornalista professionista
nel 1963. Insegna la sua materia alla Libera Università delle Scienze Sociali (LUISS) a
Roma e alla facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Teramo. Ha diretto
il «Guerin Sportivo» (tre volte), poi «Stadio-Corriere dello Sport» (due volte) e il
«Quotidiano Nazionale» che raccoglie le testate della «Nazione», del «Giorno» e del
«Resto del Carlino», in cui mosse i primi passi, con Giovanni Spadolini direttore.
Ha collaborato con Pupi Avati alla sceneggiatura del film Ultimo minuto,
compendio del suo grande amore per il calcio. Si vanta di un premio, il «Dino Ferrari»,
assegnatogli da Enzo Ferrari.
Attualmente scrive sul «Corriere dello Sport» e collabora con la Rai (Tg2 e «Domenica Sportiva»).
A San Felice, al Circeo Park Hotel, nell'ambito della rassegna
"Incontri all'imbrunire" che ha già visto la partecipazione
di Paolo Mosca ha presentato il suo nuovo libro "Un nemico
al giorno".
C'era chi sosteneva "molti nemici molti onori". Qual è il
significato del suo libro? «Da dire che chi lo diceva era
romagnolo come te. Io voglio solo affermare che nel mondo
dello sport, soprattutto nel calcio, ci vuole una sorta di antagonismo,
attivo, sereno, qualche volta un po' spinto. Per testimoniare la
passione».
Il calcio è lo sport nazionale. Non è solo un fatto di mercato e di numeri.
Ci sono sessanta milioni di commissari tecnici...
«Diciamo che il calcio che ha avuto la sua consacrazione come fatto sociale
e politico quando un personaggio di grande caratura umana e imprenditoriale,
come Silvio Berlusconi, ha dimostrato che seguendo la metafora del calcio,
in tutti i suoi aspetti, si può anche costituire un partito. Che vince.
Così il presidente del Milan divenne il presidente del Consiglio».
Al Calcio sono legati anche scandali e crisi finanziarie. Lei che
è un uomo di grande esperienza, cosa dice? Cosa salva del calcio?
«Penso che ci siano anche questi aspetti deteriori. Ma non avviene
solo nel calcio. Ciò non significa nulla».
Una grande serata, una splendida cornice. Una serie impressionante di amarcord
e aneddoti sui grandi del calcio.
Un'unica caduta di stile. Descrive Baggio come uno scontroso, un rompiballe,
un "diverso" per partito preso. «Pure quella sua scelta di essere buddhista,
in una squadra, la nazionale, essenzialmente cristiana». In uno stato laico essere
cristiani non è un valore.
E, soprattutto, non esserlo non significa essere dei disadattati.
Claudio Ruggiero
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