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Roma. Lo shock radicale. Paolo Mieli: «L'Onu è un'organizzazione che va superata. Bisogna
creare un nuovo organismo di soli stati democratici»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Paolo Mieli, editorialista e direttore della RCS.
Secondo lei esiste un deficit di interlocuzione vera tra Italia, Europa
e resto del mondo. Esiste una politica europea vera, fattiva, propulsiva, propositiva,
quasi cavalleresca, capace di accettare delle sfide e magari gettando lei stessa il
guanto? «Il deficit esiste. E le responsabilità sono principalmente dell'Europa, che
non sa ancora che fare di se stessa e del suo territorio.
Penso alla figuraccia terribile fatta nella ex Jugoslavia. Fino al 1999 non ha prodotto
una politica di intervento e solo gli americani hanno determinato la fine degli
orrori di Milosevic. Ed oggi l'Europa non ha una politica per il resto del mondo».
Il destino sarà quello di essere una piccola provincia silenziosa nell'Impero del mondo,
dove continuerà ad essere facile dichiararsi pacifisti sulla pelle di minoranze
massacrate? «Più che una piccola provincia, direi una grande provincia.
L'Europa franco-tedesca ritaglia la sua identità in contrapposizione agli Stati Uniti.
Ma di suo, di propositivo non ha assolutamente niente».
Razzismo, intolleranza, fondamentalismo religioso. È questo il male o l'assenza
di democrazia? «Secondo me l'assenza di democrazia. L'Islam è un di più.
L'abattimento delle dittature è un primo momento fondamentale. Il tema degli integralismi
se lo devono digerire, non può essere risolto esternamente».
Il Ruolo dell'Onu rispetto al mondo arabo e al conflitto tra Israele e i terroristi
palestinesi... «Oggi ci sono troppi stati totalitari nell'Onu. La loro presenza si
sente. Ed è un problema. Un accenno è quello di costruire un'associazione di stati
democratici, con una politica univoca da far valere dentro o fuori le Nazioni Unite,
a seconda dei casi». Una domanda personale: quale connubio tra Paolo Mieli e il
Partito radicale? «È un partito che sente molto i temi di cui abbiamo parlato.
È un partito moderno che non si sente attratto dall'incubo ossessivo Berlusconi sì
Berlusconi no. Per fortuna che esistono i radicali che fanno pensare e riflettere
su altri temi, ben più importanti».
Elisabetta Rizzo
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