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Sabaudia. Carmina Burana. Ancora una splendida performance della Latina Philharmonia. Francesco Belli: «Il lavoro di Orff è un inno alla vita»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Francesco Belli, con la Latina Philharmonia e il coro dell'Annuntiatae cantores alla corte del Palazzo Comunale di Sabaudia, in una (spledida) esecuzione dei Carmina Burana di Orff. «Con il termine Carmina Burana si indica una monumentale silloge di canti goliardici ritrovati nel 1803 in un rotolo di pergamena nella biblioteca dell’antica abbazia di Benedictbeuern (da cui il termine Burana), nell’alta Baviera. Si tratta di poesie di monaci e chierici vagantes in latino medievale, versi in vernacolo tedesco e con qualche influenza del dialetto francone. Il glottologo bavarese Johann Andreas Schmeller ne curò la prima edizione a stampa nel 1847. Carl Orff, compositore tedesco nato a Monaco di Baviera nel 1895, discendente da una famiglia di studiosi, conobbe presto questo codice medievale e intorno al 1934 iniziò ad organizzare un certo numero di poesie secondo una linea di sviluppo, adattandole a “canti profani per soli e cori, accompagnati da strumenti ed immagini magiche”, come recita il sottotitolo in latino dell’opera. È una cantata teatrale che ha come simbolo ricorrente la ruota della fortuna che dispensa la buona e la cattiva sorte. La partitura si divide in un prologo (l’invocazione alla fortuna) e tre sezioni: la prima è dedicata all’uomo in rapporto alla natura che si risveglia in primavera; la seconda all’uomo ed al suo rapporto con i doni naturali, tra cui il vino; la terza all’uomo ed al suo rapporto con l’amore. Ne viene fuori un collage poetico, singolare e di gusto popolaresco, a volte umoristico e satirico, a volte lirico e contemplativo. Il latino medievale dei canti dei chierici è pervaso dall’antica considerazione secondo cui la vita umana è soggetta ai capricci della fortuna. L’uomo viene visto nella prospettiva esistenziale di un oggetto sottoposto alla legge eterna del cambiamento. Dal punto di vista musicale l’opera è caratterizzata dalla costante presenza ritmica ed un ostinato diatonismo. I mezzi stilistici impiegati sono semplici, ma efficaci e la forma di base è quella della musica popolare. Il tutto è sostenuto da un tessuto sonoro vivamente colorito e tagliente. Il testo, per lo più sillabato, si avvale di una strumentazione ora vigorosa, ora delicata, ma sempre ricca di effetti dalla grande varietà timbrica. Nella versione per soli, cori, pianoforti e percussioni della nostra esecuzione, il tratto ritmico e percussivo assume la valenza caratterizzante rispetto alla versione orchestrale. “La mia opera omnia comincia con i Carmina Burana”, così Carl Orff definiva il ruolo di questa originale ed inconfondibile opera con la quale egli è riuscito a creare uno stile del tutto personale, sintesi di freschezza inventiva e di abilità artigiana in un gioco scenico di immediata forza espressiva».

Claudio Ruggiero

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